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Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2011 alle ore 12:46.

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Tassi in rialzo. Mutui più cari. Dopo un lungo periodo di vacche grasse (per le tasche di chi è alle prese con un rimborso di un prestito a tasso variabile) si apre una fase di lievi (ma costanti) rincari. Inaugurata dalla decisione della Banca centrale europea del 7 aprile di ritoccare il costo del denaro dall'1 all'1,25%. Ma se poi si guardano le previsioni (futures sull'Euribor a 3 mesi nel mercato Liffe di Londra) si scopre che i tassi dovrebbero avvicinarsi al 2 per cento entro fine anno.

A tal proposito il ministero del Tesoro, di concerto con l'Abi sta lavorando – come peraltro confermato a "Plus24" - a un decreto legge per dare una mano alle famiglie il cui bilancio, complice la probabile serie di mini-strette in arrivo, potrebbe andare gambe all'aria nel rimborsare piani di ammortamenti via via più esosi. Una misura ancora in fase di approfondimento che potrebbe agire utilizzando la leva della sospensione dei pagamenti per un determinato arco temporale o favorendo la conversione del variabile a fisso. Una misura che, però, ancor prima di essere ufficializzata, già non convince le associazioni dei consumatori che temono il contestuale inserimento di un articolo che innalzi la soglia dei tassi d'usura (si veda articolo a fianco).

Del resto, il progetto allo studio potrebbe essere la riedizione di piani già attuati per agevolare le famiglie. Come il piano lanciato a maggio 2008 dall'Abi e dal Tesoro per la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile per la prima casa stipulati prima del 1° gennaio 2007 (ai mutuatari è stata data la possibilità di convertire il piano di rimborso applicando all'importo originario del mutuo il tasso di interesse contrattuale medio del 2006).

L'Abi assicura che quest'operazione ha ottenuto un buon riscontro: a novembre 2008, 50mila clienti ne hanno usufruito per un controvalore di mutui da 5 miliardi di euro. A questa misura ha fatto da staffetta, a dicembre 2008, il decreto anticrisi 185/2008, convertito con la legge 2/2009. Tra i vari punti contemplava l'introduzione di un tetto del 4% agli interessi da versare nel corso del 2009 sui finanziamenti prima casa a tasso "non fisso". Questa norma è stata pensata per chi avrebbe dovuto pagare più del 4% nel 2009 con un mutuo a tasso variabile (o misto).

L'eventuale differenza è stata assorbita dalla casse del ministero del Tesoro che nel complesso ha rimborsato 125 milioni di euro ai mutuatari che ne hanno fatto richiesta. Meno, però, dei 350 milioni stanziati perché nel 2009 i tassi Euribor sono precipitati verso il basso abbassando naturalmente la maggior parte delle rate dei mutui variabili sotto il tetto del 4%, vanificando per buona parte le intenzioni protettive dell'azione governativa.

A queste due manovre, i cui effetti si sono esauriti, se ne aggiungono altre due che, invece, sotto "attive". A febbraio 2010 è stato infatti inaugurato dall'Abi un "Piano famiglie" per la sospensione delle rate fino a 12 mesi. A inizio 2011 l'Abi ha rilasciato i dati dell'iniziativa nel primo anno: il "Piano famiglie" è stato utilizzato da 40mila famiglie per un totale di valore residuo di 4,8 miliardi di euro e per un valore di quota capitale sospesa pari a 280 milioni di euro (6.300 per famiglia). La misura è stata prorogata fino al 31 luglio ed è prorogabile per ulteriori sei mesi (la decisione verrà ufficializzata entro il 30 giugno).

Nel pacchetto di aiuti, inoltre, è stato inaugurato a novembre 2010 un Fondo di solidarietà del ministero del Tesoro da 20 milioni di euro (gestito da Consap) che consente di sospendere fino a 18 mesi le rate del mutuo per le famiglie in difficoltà con i pagamenti a causa della perdita del lavoro o di altri eventi sfavorevoli. Al momento - assicurano i responsabili del fondo - sono state accolte circa 6mila domande e sono disponibili ancora fondi per circa 9 milioni di euro. Non si tratta, però, di un Fondo totalmente zero spese per gli aderenti perché durante il periodo di stop le banche interessate potranno chiedere alle famiglie la parte della spesa interessi non rimborsata, cioè lo spread. In merito a queste ultime due manovre, tutt'ora in corso, Paolo Landi, segretario generale di Adiconsum tiene a precisare: «Sospendere il pagamento delle rate non vuol dire regalare alle famiglie le rate ma soltanto far prendere un po' di ossigeno rimandando però il problema non appena termina il periodo di stop».

vito.lops@ilsole24ore.com

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