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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2011 alle ore 08:15.

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Vegas alla svolta della ConsobVegas alla svolta della Consob

C'è stata la Consob dei grand commis, quella degli economisti e dei civil servant, quella amica del mercato e degli investitori o, più spesso, dei poteri forti e della politica. Come sarà la Consob di Giuseppe Vegas che domani terrà a Milano il suo primo incontro con il mercato?

Ex viceministro dell'Economia, giornalista pubblicista (proprio sulle colonne di questo giornale), grande esperto di conti pubblici, Vegas è da quattro mesi alla guida dell'istituzione di vigilanza, chiamato dal ministro Giulio Tremonti a prendere la poltrona lasciata da Lamberto Cardia. A cogliere un filo comune nelle sue prime prese di posizione, la sua ha l'ambizione di essere una Consob manageriale e attenta ai problemi dell'industria finanziaria.

Arrivato da pochi giorni alla guida della commissione Vegas ha attuato una profonda riforma organizzativa interna, accolta non senza contrasti (e scioperi del personale). Ma in questi mesi il nuovo presidente ha soprattutto rivitalizzato il comitato per la Piazza finanziaria di Milano risollevandolo dalla stanca liturgia delle precedenti edizioni. Sotto la sua guida è divenuto un momento effettivo di confronto tra il regulator e l'industria. E, al di fuori dai riflettori, da quei tavoli di lavoro stanno giungendo le prime proposte operative. Ad esempio quella di una corsia preferenziale per i prodotti obbligazionari "da banco", i bond emessi dagli istituti di credito - con una struttura semplice a tasso fisso o variabile ed una durata fino a 3-5 anni - con l'obiettivo di agevolare la raccolta indiretta delle banche ed incrementare la liquidità del mercato obbligazionario retail. In quell'ambito è emersa anche la proposta di una "cabina di regia" per la Mifid, affinché regulator, intermediari, autorità di governo e politiche non vadano in ordine sparso alla trattativa per il restyling di una direttiva che avrà un impatto notevole sull'industria finanziaria nazionale.

Le nuove parole d'ordine sono quelle di semplificare gli adempimenti burocratici, alleggerire gli oneri regolamentari per gli operatori. Tutto ciò a discapito della protezione dei risparmiatori? Non è detto. Dipenderà dalla capacità di enforcement, cioè di sanzionare i comportamenti scorretti per evitare che la maggiore libertà d'azione si trasformi in licenza. Eppoi, ripete spesso il nuovo presidente, non vi sono grandi alternative. Un eccesso di protezione con un aumento della regolamentazione – ha sottolineato in un'audizione parlamentare – spinge gli intermediari ad espatriare in paesi più permissivi salvo poi utilizzare il passaporto europeo per collocare ugualmente nella penisola i loro prodotti o servizi.

Con al bussola della semplificazione si spiegano ad esempio le recentissime proposte regolamentari sulla trasparenza dei fondi d'investimento (hanno allentato diversi obblighi). Con un approccio "sostanzialista" ai comportamenti va invece letta la raccomandazione che ha imposto alle società una piena trasparenza su piani di successione e liquidazioni dei manager. Un intervento che, ex post, è apparso tempestivo in relazione ai paracadute d'oro milionari di alcuni capi azienda licenziati anzitempo (Cesare Geronzi da Generali e Fausto Marchionni da Fondiaria Sai). Tra i provvedimenti presi dalla Consob in questi ultimi mesi merita di essere segnalato il nuovo regolamento sull'Opa che ha rafforzato la tutela degli investitori, delle minoranze e del mercato. Rifuggendo da tentazioni protezionistiche che pure si sono manifestate nel corso di recenti vicende finanziarie (vedi altro articolo a fianco). Per risollevare le sorti della Piazza finanziaria un capitolo a parte riguarda il rilancio del Borsa che da non appare in grado di attrarre nuovi capitali e nuove imprese. Del tema si sta discutendo nei tavoli di lavoro avviati da Vegas ma anche nelle audizioni che in questi mesi si stanno svolgendo presso la commissione Finanze della Camera. Si confrontano diverse ipotesi, da quella di promuovere un circuito per le piccole e medie imprese a quella di alleggerire, per tutte le società, i costi della quotazione.

In quest'ambito si discute di riportare alla Consob le competenze del listing che da anni sono svolte dalla Borsa Italiana. Vegas è apparso tentato da questa prospettiva anche perché Piazza Affari, incastonata com'è in un network sempre più internazionale (London Stock Exchange - Toronto) potrebbe non svolgere più in futuro il ruolo di portabandiera delle società italiane che vogliono quotarsi. Ma il cambiamento lascia perplessi intermediari ed emittenti. Il sistema attuale - ha osservato l'Abi – «non ha mostrato particolari criticità» e un ritorno del listing alla Consob - ha aggiunto Assonime – dovrebbe garantire «la efficienza e la rapidità di risposta attualmente assicurata da Borsa Italiana». Forse, allora, è meglio lasciare tutto com'è.

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