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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 06:41.

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Colpevole di tutti e 14 i reati. Il più grave scandalo di insider trading esploso nell'alta finanza americana si è concluso con un verdetto di primo grado che potrebbe infliggere a Raj Rajaratnam, il fondatore dell'hedge fund Galleon incriminato per «traffico» di informazioni riservate su aziende del calibro di Intel e Google, una pena esemplare: i singoli capi d'accusa, insider e associazione a delinquere, comportano tra i cinque e vent'anni di carcere e la procura ha indicato che rischia una condanna cumulativa a 19 anni e mezzo.
La pena verrà stabilita il 29 luglio dal giudice del caso, Richard Holwell. Fino a quel momento Rajaratnam sarà agli arresti domiciliari, con monitoraggio elettronico, dopo che Holwell ha inflitto l'unica parziale sconfitta alla procura: ha respinto come eccessiva la richiesta di incarcerazione immediata per scongiurare pericoli di fuga.
La decisione della giuria del tribunale di Manhattan ha premiato la crociata contro l'insider trading lanciata dal procuratore federale Preet Bharara. Che non ha tardato a sottolinearne la portata. «Rajaratnam era tra i professonisti di maggior successo e più privilegiati del paese, ma come altri è stato tradito da avidità e corruzione - ha detto - . L'insider trading dovrebbe offendere chiunque crede e ha fiducia nel mercato. Continueremo a perseguire chi pensa di essere al di sopra della legge e troppo furbo per essere scoperto». Bharara, per insider, ha incriminato 47 persone in 18 mesi.
Rajaratnam, da parte sua, ha ascoltato il giudizio di colpevolezza, ripetuto 14 volte dal portavoce dei dodici giurati, con volto impassibile. Ha lasciato la parola ai suoi avvocati, che fuori dal tribunale hanno indicato che ricorrerano in appello.
Ma, dietro la battaglia legale, quella di Galleon è ormai una saga che per le sue ramificazioni ha suscitato paragoni con la cupa stagione degli scandali dei bilanci truccati, di Enron e WorldCom. Come con simboli immaginari della finanza spregiudicata, il Gordon Gekko del film "Wall Street". La società era stata creata da Rajaratnam dopo una carriera iniziata da analista nel 1997. Al suo apice era diventato uno dei dieci principali hedge al mondo, con asset in gestione per sette miliardi di dollari, spesso raccolti tra executive hi-tech. La fortuna personale del suo fondatore era stimata in 1,3 miliardi, abbastanza per guadagnarsi la poltrona di 559esimo uomo più ricco al mondo nella classifica di Forbes del 2009.
Galleon vantava di saper battere le performance dei rivali grazie al talento senza pari della sua squadra di analisti. Non era così per gli inquirenti: il segreto di Rajaratnam - 53 anni, originario dello Sri Lanka e con un master alla Wharton School - andava cercato in una rete di influenti contatti che gli passava «soffiate» prima di annunci pubblici di utili, previsioni, fusioni o scorpori. Soffiate che gli hanno assicurato un bottino, tra profitti illeciti e perdite evitate, pari a 63,8 milioni. L'inchiesta muove i primi passi nel 2007, ma prende slancio l'anno successivo quando scattano le autorizzazioni a usare intercettazioni delle comunicazioni del gestore. La procura di Manhattan, cioè, scatena una vera rivoluzione negli stessi strumenti di lotta ai crimini dei colletti bianchi: simili metodi sono normalmente riservati a indagini di mafia o terrorismo. L'arresto-shock arriva nell'ottobre del 2009 e Galleon chiude i battenti.
La dimostrazione puntuale del vasto raggio d'azione di Rajaratnam nella Corporate America è giunta al processo, cominciato in marzo. Tra i testimoni d'accusa sfilati c'è stato anche Lloyd Blankfein, il chief executive di Goldman Sachs. Blankfein ha affermato che un esponente del board della banca, Rajat Gupta, avrebbe violato regole interne di riservatezza nello svelare in anticipo a Rajaratnam bilanci e strategie della banca. Altra fonte preziosa, nelle ricostruzioni, era un banchiere di Morgan Stanley, Kamal Ahmed. E ulteriori titoli «macchiati» dall'insider trading comprendono Ati Technologies, Hilton Hotels, Advanced Micro Devices. La giuria, in tutto, ha ascoltato 45 conversazioni compromettenti di Rajaratnam, registrate nell'arco di nove mesi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I NUMERI

14
I reati
Raj Rajaratnam è stato riconosciuto colpevole di tutti i reati contestatigli.
1,3 miliardi
La fortuna personale
Il finanziare, all'apice del successo, era il 559° uomo più ricco del mondo secondo Forbes.
63,8 milioni
Il profitto illecito
Secondo l'accusa è la cifra ottenuta da Rajaratnam con informazioni riservate illecite
UN CASO ESEMPLARE

La vicenda
Raj Rajaratnam, originario dello Sri Lanka, fonda la società Galleon nel 1997. In breve diventa uno degli hedge maggiori al mondo, con asset in gestione per 7 miliardi di dollari «grazie - sostiene il fondatore - all'abilità della rete degli analisti». In realtà, secondo gli inquirenti, grazie alle «soffiate» che gli arrivano dal cuore delle aziende nell'imminenza di annunci pubblici di utili, previsioni, riassetti. Le informazioni riservate riguardavano anche colossi di Wall Street come Intel e Google.
Il processo
Il giudice ha riconosciuto Rajaratnam colpevole di tutti i capii d'accusa. Rischia una condanna cumulativa tra i 15 anni e mezzo e i 19 anni e mezzo. La pena definitiva verrà stabilita il prossimo 29 luglio .(Nella foto due ritratti dell'udienza che si è tenuta ieri New York)

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