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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 06:41.

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Raj Rajaratnan (Afp)Raj Rajaratnan (Afp)

La dimensione è storica: Raj Rajaratnan è già nella mitologia dei grandi corrotti di Wall Street, con Jeffrey Skilling e Kenneth Lay, di Enron, Bernie Ebbers, di WorldCom e Bernard Madoff.

Nel verdetto emesso ieri nella corte Federale di Manhattan, c'è tuttavia qualcosa di più preoccupante rispetto ai casi celebri del passato: c'è una connivenza nuova fra questo hedge fund e i vertici di grandi aziende, una componente sistemica che non avevamo mai visto prima e che fa scattare molti campanelli di allarme: quanti altri hedge fund hanno creato una rete di informatori al di sopra di ogni sospetto? Quanti sono riusciti ad avere in libro paga un consigliere di amminstrazione di Goldman Sachs, un alto funzionario della Ibm un consulente della McKinsey, solo per citare alcuni di una trentina di nomi eccellenti coinvolti direttamemte o indirettamente in questo scandalo?

La partita è appena inziata. Il procuratore federale Preet Bharara ha detto di avere già in corso altre inchieste. Ha ottenuto confessioni di colpevolezza da 21 dei 24 indagati in questo scandalo, altri 10 per ora restano in panchina. E sorgono due interrogativi di fondo, il primo: perchè si riesce a colpire facilmente un caso di questo genere ma non si è ancora riusciti a portare davanti alla giustizia neppure una delle grandi banche o uno dei grandi protagonisti della crisi del 2007/2009? Il secondo: quale dinamica può convincere grandi manager a tradire il loro rapporto fiduciario con gli azionisti o i clienti?

La seconda questione è ovviamente la più intrigante. Per rispondere dobbiamo risalire alla nascita del fondo Galleon, fondato da Rajaratnam nel 1997. Come nel caso di Enron, WorldCom o Madoff la storia del fondo è stata di straordinario successo, un sogno americano da manuale. Rajaratnam arriva in America nel 1981 da Sri Lanka dove era nato e cresciuto per studiare alla Wharton School of Business, una delle più prestigiose in America. Entrò a lavorare con una piccola banca d'affari, si specializzò nel settore high tech fino al balzo verso un fondo tutto suo, il Galleon Group che nel tempo ha trovato clienti come il fondo pensione del New Jersey o la Ubs, in totale al suo punto più alto ha superato un portafoglio di 7 miliardi di dollari.

Come spesso accade in casi simili, Rajaratnam è un uomo brillante, generoso, spende allegramente, organizza una festa per i suoi 50 anni che prevede un trasbordo in aereo privato di una quarantina di amici e parenti in Kenya per un safari che restò memorabile. Diventa fra i più ricchi d'America. Clienti importanti, ricchezza personale senza limiti sono gli ingredienti che gli conferiscono l'aurea di credibilità. Nella rete cade per esempio Anil Kumar, un consulente nella prestigiosissima McKinsey, che da informazioni importanti sui suoi clienti. Una di queste, l'imminente acquisto di Ati da parte di Advanced Micro Devices, porta nelle casse di Galleon 23 milioni. Kumar riceveva compensi in conto segreto instato alla sua domestica per 500.000 dollari.

Un'altra informazione l'ha avuto da Rajat Gupta, uno dei più autorevoli uomini d'affari in America, consigliere di amministrazione di Goldman Sachs. Gupta chiamò Rajaratnam per dirgli che in consiglio si era presa una decisione che avrebbe portato a una caduta di almeno due dollari del titolo Goldman. In tribunale è apparso anche Lloyd Blankfein, il numero uno di Goldman. Ha raccontato di essere rimasto sbalordito dal comportamento di Gupta, esonerato dal suo incarico e attualmente non incriminato, che ha portato a una perdita per gli investitori che acquistarono il titolo da Galleon ignari dell'imminente notizia negativa.

Ma c'è anche la componente discriminazione. E' giusto accanirsi come fa Bharara contro le operazioni di insider trading e di truffe finanziarie di hedge funds, operatori e individui corrotti. Ma come mai non si scatena la stessa offensiva contro le grandi banche colpevoli della più grave crisi sistemica in 70 anni? La settimana scorsa Bharara ha sporto una denuncia civile contro Deutsche Bank per aver mentito sulla qualità di mutui che gestiva per conto del governo americano. Solo civile?

Bharara si è giustificato spiegando che non vi erano le prove per sporgere una denuncia penale. Charles Ferguson, il regista di the Inside Job, documentario che ha vinto l'Oscar, vorrebbe che le stesse risorse destinate all'insider trading fossero impegnate per inchieste contro le banche. Il problema, spiegano gli esperti, è che le banche operavano in trasparenza, proteggendosi legalmente. Rajartnam operava in segreto. E come sappiamo dalle registrazioni accumulate dall'FBI, in flagrante violazione della legge.

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