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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 06:42.

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Un terzo del cibo destinato a nutrirci, circa 1,3 milioni di tonnellate l'anno, finisce nella spazzatura. È un risultato sorprendente – e imbarazzante – quello che emerge da uno studio commissionato dalla Fao all'istituto svedese Sik. Con una tale quantità di alimenti, corrispondente a oltre metà della produzione cerealicola mondiale, si potrebbero fare immensi progressi nel risolvere il problema della fame, che affligge un numero crescente di individui nel mondo. E ridurre gli sprechi, secondo l'agenzia dell'Onu, si presenta come una sfida molto meno impegnativa rispetto a quella di accrescere l'offerta di cibo, data la limitata disponibilità di risorse naturali, dai terreni coltivabili all'acqua per l'irrigazione.
Lo studio evidenzia che la responsabilità degli sperperi è equamente divisa tra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo: rispettivamente 670 e 630 milioni di tonnellate di alimenti. Le cause sono tuttavia profondamente diverse. Nelle regioni più povere del mondo il cibo si perde lungo la filiera che porta dai campi alla tavola, per colpa di tecniche troppo arretrate di coltivazione, trasformazione, confezionamento e trasporto dei prodotti. Lo spreco vero e proprio è invece un lusso da ricchi: ogni europeo e nordamericano getta nella spazzatura 95-115 kg di cibo all'anno (contro i 6-11 kg pro-capite dell'Africa subsahariana e del Sudest asiatico), magari soltanto perché ha stimato male le sue esigenze, lasciandosi allettare dalle promozioni dei supermercati, come il «3x2», o dai buffet a prezzo fisso. Anche le politiche distributive sono "sprecone", imponendo date di scadenza spesso troppo ravvicinate e spingendo a rimuovere i prodotti dagli scaffali in base a criteri puramente estetici.
Ogni anno, osserva la Fao, i consumatori dei paesi ricchi sprecano 222 milioni di tonnellate di cibo, una quantità paragonabile all'intera produzione alimentare netta dell'Africa subsahariana.
Anche l'Italia non scherza. Per la Coldiretti buttiamo ogni anno oltre 10 milioni di tonnellate di alimenti, per un costo di 37 miliardi di euro e che basterebbero per nutrire 44 milioni di persone.
La Fao suggerisce di sensibilizzare i cittadini, attraverso iniziative politiche e informazioni nelle scuole: «Si dovrebbe insegnare ai consumatori che che gettare via cibo senza motivo è inaccettabile». Inoltre, bisognerebbe «trovare un buon utilizzo» per gli alimenti ancora buoni, ma destinati all'eliminazione. Molte organizzazioni di beneficenza già lo fanno, ricorda Marco Lucchini, direttore della onlus Banco Alimentare: «In Europa l'anno scorso abbiamo salvato 360mila tonnellate, in Italia 65mila».
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