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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2011 alle ore 08:06.

Dal tracollo della new-economy e della TMT (tecnologia, media e telecomunicazioni) del 2000-2002 alla crisi immobiliare finanziaria dell'estate 2007, gli ultimi 11 anni hanno visto un alternarsi di piccole e grandi bolle speculative che hanno vanificato o compromesso anni di crescita economica. Ma quali sono le bolle che ci aspettano in futuro? L'economia sta entrando in un periodo di stagflazione? E i Paesi emergenti ci salveranno? A queste e altre domande si cercherà di dare risposta durante l'incontro di giovedì 19 maggio (ore 9.30) nell'ambito dell'IT Forum di Rimini sul tema "L'evoluzione dei mercati finanziari nell'ultimo decennio e le prospettive 2011". Per l'occasione Maurizio Milano, responsabile analisi tecnica del Gruppo Banca Sella, fornirà una lettura di queste tematiche partendo dall'analisi tecnica delle cause profonde della crisi e dei prevedibili sviluppi.
«Negli ultimi 11 anni – commenta Milano – i Paesi maturi, dal Giappone all'Europa agli Usa, hanno distrutto ricchezza, con crescite economiche decisamente modeste se depurate dai periodi di euforia per la bolla immobiliare-finanziaria, che si sono riflesse in trend borsistici negativi. Nei Paesi maturi le Borse sono dentro un mercato orso generazionale, destinato a protrarsi ancora negli anni a venire». L'invecchiamento della popolazione, i costi fissi crescenti per le spese sanitarie e pensionistiche, il conseguente innalzamento dell'imposizione fiscale – necessario per sostenere il sistema Welfare – e le ricadute negative sulla competitività del sistema economico, si tradurranno in futuro in un rallentamento della crescita simile a quello che già ha colpito il Giappone.
«Nei Paesi emergenti invece gli ultimi 10 anni hanno visto una forte crescita sia dell'economia sia della borsa: il segreto sembra essere proprio nell'essere Paesi molto giovani, in crescita vera, con mercati vergini, in cui non è quindi necessaria la leva finanziaria o il consumismo indotto a forza di stimoli pubblicitari. Queste tendenze continueranno anche negli anni a venire», aggiunge Milano.
Cosa comporta questo per chi investe sui mercati finanziari internazionali? Come minimizzare i rischi di restare "bruciati" dalle bolle speculative del futuro? Con orizzonte strategico, cioè per orizzonti molto lunghi, anche superiori ai 10 anni, la scelta di Milano è di «privilegiare i Paesi emergenti, a forte crescita. L'ideale è investire con piani di accumulo, per evitare di subire perdite per eccessi di breve come si stanno verificando anche in questi mesi». Con orizzonte tattico per i prossimi mesi, invece, l'esperto vede più rischi che opportunità su tutte le borse, sia dei paesi maturi che degli emergenti: «comprerei solo su correzioni almeno del 10% dai valori correnti».
A livello settoriale, infine, Milano afferma: «starei fuori dal bancario e dai comparti più volatili, come auto e tecnologia; preferisco settori più difensivi come le utilities, l'alimentare o comunque settori anti-ciclici come il bio-farmaceutico. Sull'obbligazionario credo che sia opportuna grande prudenza, perché al di là di rimbalzi dei corsi per possibili storni dell'azionario e delle materie prime, le dinamiche dei tassi di interesse per gli anni a venire saranno probabilmente in rialzo (o comunque non in ribasso), quindi ci sono rischi di perdite in conto capitale».
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