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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2011 alle ore 06:40.

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UniCredit torna a macinare utili (Roberto Nicastro e Federico Ghizzoni)UniCredit torna a macinare utili (Roberto Nicastro e Federico Ghizzoni)

MILANO - UniCredit batte le stime degli analisti e chiude il primo trimestre del 2011 con un utile netto di 810 milioni (+55,7% rispetto ai primi tre mesi del 2010) grazie al balzo dei profitti dell'investment banking, alla ripresa in Italia e alla ulteriore riduzione degli accantonamenti su crediti. «Questo è il miglior trimestre dal secondo del 2008», ha commentato il chief executive officer Federico Ghizzoni che ha giudicato i risultati «soddisfacenti» e prevedendo che anche il secondo trimestre e i successivi «siano abbastanza positivi».

Il dato più rilevante è stata «la capacità di generare capitale organicamente», come dimostra l'incremento del Core Tier 1 dall'8,58% al 9,06%. Quasi mezzo punto che vale come «un aumento di capitale da 2,5 miliardi», ha spiegato Ghizzoni, ottenuto in parte attraverso i retained earnings e in parte con la riduzione delle attività ponderate a rischio («ma non i crediti che, anzi, tornano a crescere anche in Italia», ha commentato il direttore generale Roberto Nicastro).

Questo sensibile miglioramento del Core Tier 1 esclude in maniera definitiva la possibilità che anche UniCredit faccia ricorso a un aumento di capitale? «Per ora non ne abbiamo bisogno», ha ribadito Ghizzoni, «al G20 di novembre il Fsb ufficializzerà la lista delle Sifi (banche di interesse sistemico, ndr) e vedremo chi ne farà parte e quali saranno i requisiti richiesti».

È possibile che già a fine estate, ha aggiunto il banchiere, le banche coinvolte vengano avvisate dei nuovi criteri. «Io aspetto e valuto, il mondo cambia». Nessuna conseguenza sui ratios patrimoniali, invece, dovrebbe arrivare dalla revisione delle obbligazioni cashes (3 miliardi) che Bankitalia ha chiesto di allineare a Basilea 3, eliminando la cedola fissa per i sottoscrittori (quasi tutti i grandi soci della banca). «Stiamo negoziando con Mediobanca, entro fine mese contiamo di portare in consiglio la soluzione» che, ha aggiunto Ghizzoni, «non impatterà sul Core Tier 1».

L'innovazione dovrà essere approvata dall'assemblea dei bondholders, con un quorum abbassato dato che le quote in mano ai libici sono per il momento congelate. Anche tenendo conto dell'impasse libica, UniCredit sta cercando nuovi grandi azionisti? «Il nostro obiettivo è generare e aumentare il valore del titolo – ha tagliato corto il ceo di UniCredit – e se ci sono investitori sono solo benvenuti».

Nessuna novità, per il momento, sul versante Mediobanca, di cui UniCredit è primo socio (8,68%) nel patto di sindacato. «Non cerchiamo contrapposizioni con nessuno, anzi penso che come UniCredit è importante avere un ruolo di stabilizzatore», aggiungendo che «la partecipazione resta strategica e il nostro obiettivo è supportare il management di Mediobanca per generare valore, che ci torna indietro».

Quanto al dettaglio dei risultati, il margine d'interesse è rimasto stabile (-0,2% a 3.884 milioni), mentre il margine d'intermediazione è aumentato del 2,7% a 6.928 milioni, grazie a una ripresa delle commissioni (+1,5% a 2.168 milioni) e soprattutto al forte incremento (+24,9% da 560 a 700 milioni) del risultato netto della negoziazione, copertura e fair value. «Non abbiamo posizioni di proprietary trading, i miglioramenti dell'area investment banking derivano dalla rivalutazione dei titoli in portafoglio e dalla crescita dell'attività al servizio del corporate, soprattutto in Germania».

Il calo degli accantonamenti e rettifiche su crediti (-16% a 1.504 milioni) è l'altra grande variabile positiva sui conti, con un costo del rischio credito che scende a 108 basis points (-19 punti). «È una tendenza che crediamo prosegua anche nei prossimi trimestri, vediamo miglioramenti anche in Italia». E proprio dall'Italia, dopo il recente riassetto che ha portato alla banca unica, arrivano importanti segnali di recupero. La divisione Famiglie e Small Business ha quasi raddoppiato i profitti (da 96 a 173 milioni) che, tenendo conto delle dimensioni del network, restano ancora insoddisfacenti.

Ma la "macchina" si è rimessa in moto. «Dopo tanto tempo, abbiamo visto una ripresa degli impieghi alle imprese – ha commentato Nicastro – non sappiamo però ancora dire se sia una ripresa positiva del mercato o se sia la nostra quota di mercato a crescere».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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