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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2011 alle ore 12:22.

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L'arresto di DSK, come viene affettuosamente chiamato in Francia il vecchio leone del partito socialista Dominique Strauss-Kahn, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, ex ministro delle Finanze in numerosi governi di gauche, ed economista di prima grandezza, lascia praticamente senza vertici l'istituzione internazionale più importante del mondo in una fase molto delicata della finanza globale.

Pochi giorni fa, infatti, il numero due dell'Fmi, John Lipsky, l'uomo che due anni fa facendosi interprete di alcune richieste degli emergenti aveva, a sorpresa di tutti i partecipanti al Word Economic Forum, richiesto fondi supplementari con l'emissione di bond dell'Fmi per rimpinguarne le casse in vista di possibili aumenti di salvataggi, aveva annunciato di voler lasciare il suo incarico per fine agosto.

Dominique Strauss-Kahn naturalmente è e resta innocente fino a che la sua colpevolezza non verrà dimostrata alal fine del procdimento - ricorda Le Figaro, giornale vicino al presidente francese Nicolas Sarkozy nonché possibile avversario alle prossime elezioni presidenziali nel commentare il clamoroso arresto - ma la sua incriminazione per tentato stupro è una "catastrofe" per l'Fmi, per il G20 e per la finanza internazionale, nonché per la Grecia, il Portogallo e alla fine per l'euro.

Inutile negare che secondo il Global financial stability Report di aprile dello stesso Fmi nei prossimi due anni le banche di tutto il mondo dovranno affrontare un rinnovo di obbligazioni pari a 3.600 miliardi di dollari. Un richiesta di capitali che si dovrà misurare con il crescente bisogno di finanziamenti degli stessi governi. Sempre l'Fmi aveva rivelato che nel 2011 il Giappone e gli Stati Uniti dovranno affrontare un rinnovo (rollover) del debito pubblico in scadenza pari rispettivamente al 56% del Pil e al 29% del Pil. Insomma c'è un "ingorgo" di richieste di fondi sul mercato obbligazionario determinato da richieste di banche a caccia di capitali e Stati a caccia di rinnovi e finanziamenti di deficit crescenti che potrebbe creare più di un problema.

Non a caso nelle prossimo ore Strauss-Kahn avrebbe dovuto incontrare il cancelliere tedesco Angela Merkel a Berlino per decidere se fornire altri 60 miliardi di euro alla Grecia e evitare così il default del primo paese di Eurolandia. E nei prossimi giorni doveva partecipare alle cruciali discussioni delle autorità europee sulle modifiche da apportare al piano di salvataggio per la Grecia, tra cui l'ipotesi di bloccare i cosidetti naked Credit default swaps, i Cds senza sottostante che avrebbe tagliato le unghie a chi ha speculato contro la Grecia, l'Irlanda e il Portogallo senza aver nemmeno mai acquistato i bond di questi paesi e avendoli trattati over the counter, fuori da ogni regolamento e camera di compensazione. Invece, il direttore generale dell'Fmi non può muoversi dal commissariato di Harlem, a New York, dove ha già trascorso questa notte. Una coincidenza davvero inquietante.

Nell'ultimo World economic Outlook dell'Fmi a Washington Olivier Blanchard, il capo economista del Fondo monetario, ha lanciato l'allarme sulla sostenibilità fiscale (dei conti pubbblici) e finanziaria (banche dissestate) dei paesi membri del club di Bretton Woods come elementi di pericolo, oltre al rialzo dell'inflazione, che possono far deragliare la fragile e disallineata ripresa economica al 2,5% nelle economie avanzate e del 6,5% in quelle emergenti.

Un momento davvero delicato dove una crisi finanziaria iniziata nel 2007 con i subprime americani e scoppiata in tutta la sua virulenza il 15 settembre 2008 con il fallimento di Lehman Brother di solito dura più o meno sui 18 mesi, mentre questa volta siamo a più di quattro anni di distanza dal suo deflagrare, i ricchi superbonus dei banchieri continuano a fioccare puntuali come le cambiali delle bollette a fine trimestre indipendentemente dai risultati ottenuti, le banche d'affari restano ancorate ai depositi di quelle commerciali in un abbraccio mortale, mentre la crisi finanziaria si è trasferita nei conti degli stati erodendone la stabilità e mettendo in dubbio persino la tenuta dell'euro con la crisi dei debiti sovrani dei periferici. Per di più con un solo responsabile in prigione: Madoff, l'unico colpevole della più grande crisi finanziaria dagli anni '30. Per tutti questi motivi non è proprio il momento di avere un Fmi decapitato.

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