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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2011 alle ore 07:51.

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BRUXELLES. L'Unione europea continua a fare i conti con la drammatica situazione della Grecia. L'idea di un riscadenzamento del debito è emersa lunedì sera ed è stata ribadita ieri. La questione è controversa, oltre che ancora molto ipotetica. Non piace a numerosi stati membri, soprattutto quelli esposti al paese mediterraneo, che temono possa sviare il paese dai suoi impegni, nascondere una ristrutturazione mascherata, e quindi provocare un effetto-contagio sui mercati.

«La Grecia - ha detto ieri il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker - deve rapidamente privatizzare attività per 50 miliardi di euro in modo che il suo debito pubblico a medio e a lungo termine diventi sostenibile, poiché in questo momento non lo è». E ha poi aggiunto: «Se la Grecia fa tutti questi sforzi allora dovremo vedere se se sarà possibile avere una ristrutturazione dolce del debito greco», in altre parole un riscadenzamento volontario.

Con questo termine si definisce un allungamento delle scadenze obbligazionarie, possibilmente associato a un calo dei rendimenti ma mantenendo immutato il valore nominale del titolo. Non è chiaro se questa ipotesi - criticata dalla Banca centrale europea - riguarderebbe l'intero stock del debito greco (329 miliardi di euro nel 2010), i prestiti internazionali concessi ad Atene l'anno scorso (110 miliardi di euro), o più probabilmente i titoli in scadenza nel prossimo futuro.

La Grecia pena a risanare i propri conti pubblici. È ormai palese che non riuscirà a tornare sui mercati nel 2012, come anticipato. Addirittura, secondo le stime della Commissione europea, il deficit pubblico greco calerà solo limitatamente nel 2011, al 9,5% del prodotto interno lordo, rispetto a un obiettivo del 7,4%. In questa situazione, l'Eurogruppo sta premendo sulla Grecia perché privatizzi l'economia e introduca nuove ed efficaci misure di risanamento.

Nel contempo è circolata l'opzione del riscadenzamento volontario, creando non poca confusione nel dibattito politico europeo in un momento peraltro delicatissimo per il futuro dell'Unione monetaria. Con quali obiettivi? Dipende: c'è chi vuole alleviare gli impegni del Governo greco, chi pensa che sia necessario penalizzare gli investitori (per tranquillizzare il proprio elettorato) e chi crede così di evitare nuovi esborsi.

Una tesi è che Juncker con la sua criticata presa di posizione abbia tentato di temporeggiare tra chi non vuole nulla - «né ristrutturazione né riscadenzamento» ha detto il ministro delle Finanze francese Christine Lagarde, appoggiato dal suo omologo belga Didier Reynders - e chi nel Nord Europa continua a sbandierare l'idea di un fallimento. Berlino non vuole una vera e propria ristrutturazione prima del 2013, ma è pronta a riflettere al riscadenzamento, come l'Olanda e l'Austria.

Ormai le obbligazioni a due anni del tesoro greco hanno un rendimento che oscilla intorno al 25 per cento. In questo contesto, nel caso la Grecia non riuscisse a introdurre nuove misure di risanamento - ha sottolineato ieri il segretario di stato alle Finanze tedesco Jörg Asmussen - «ci sarebbe una discussione su eventuali nuovi passi che non pesino solo sui contribuenti ma che coinvolgano anche il settore privato su base volontaria». Berlino deve rassicurare la sua classe politica.

Da giorni corre voce che il numero dei deputati della maggioranza democristiana-liberale contrari ad approvare il nuovo paracadute finanziario Esm perché troppo costoso per le casse tedesche sia in aumento. Il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha scritto loro una lettera per incoraggiarli a non boicottare la nascita di questo nuovo strumento comunitario: «La risposta agli errori del passato non può tradursi in un tradimento dell'integrazione europea», ha avvertito.

Sul mercato il confuso dibattito emerso a Bruxelles in questi giorni è guardato con preoccupazione. L'ipotesi del riscadenzamento da molti non viene capita. Se è su base coercitiva, il riscadenzamento è comunque equiparato a una ristrutturazione. Se è invece su base volontaria, come è probabile pur di evitare il pagamento dei credit default swaps, quali sono gli incentivi ad accettarla se poi i paracadute finanziari europei prevedono la ristrutturazione nel 2013?

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