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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2011 alle ore 09:36.

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È scontro al calor bianco tra Francia e Germania sul nuovo Esm, il Fondo salva stati che partirà da metà 2013 e sostituirà l'attuale fondo Efsf, nato nel 2010 e che dovrà cessare le attività dopo tre anni.
Parigi chiede più flessibilità politica tra la concessione dei prestiti e l'eventuale ristrutturazione del debito mentre Berlino vuole un automatismo tra aiuti e ristrutturazione che coinvolga i privati, una mossa voluta per ridurre il moral hazard e placare l'ira dei contribuenti tedeschi sempre più arrabbiati con i politici spreconi e lassisti dei Paesi periferici.

La Germania - sostenuta da altri paesi "falchi" tutti a tripla A, come Olanda, Austria e Finlandia - insiste sulla partecipazione del settore privato e chiede che nel momento in cui «un membro dell'Eurozona chiede un prestito dall'Esm si debbano aprire negoziati che prevedano la partecipazione degli obbligazionisti alla ristrutturazione come condizione del prestito stesso».

La modifica costituisce un ulteriore inasprimento delle condizioni per gli investitori del settore privato rispetto a quello che era stato scritto nella bozza iniziale dell'Esm concordata al vertice dei capi di Stato e di Governo dell'11 marzo scorso, che stabiliva che «una forma adeguata e proporzionata di partecipazione del settore privato sarà prevista "caso per caso" e dipenderà dall'esito di un'analisi di sostenibilità del debito (Dsa), in linea con le pratiche dell'Fmi, e le potenziali implicazioni della stabilità finanziaria dell'eurozona».

Insomma all'inizio si era pensato a una versione più flessibile per eventualmente coinvolgere i privati. Così Parigi non ci sta e vorrebbe che la decisione del coinvolgimento dei privati nelle ristrutturazioni fosse decisa «caso per caso» senza nessun automatismo alla "tedesca". Un elemento che per di più sta già spaventando i risparmiatori, che sono diventati molto più prudenti sui bond sovrani dell'eurozona.
Oltre a questa novità sul coinvolgimento automatico dei privati nel caso di ristrutturazioni il nuovo Fondo salva-stati, l'Esm avrà un tasso di interesse fisso.

Da metà 2013, in caso di intervento per sostenere un partner in difficoltà dell'eurozona, il costo degli aiuti sarà definito da un meccanismo standard. Gli stati in crisi pagheranno il costo degli aiuti pari alle spese sostenute dal nuovo fondo (Esm), più una commissione di 200 punti base per i prestiti inferiori ai tre anni, con un aumento di 100 punti oltre questo limite di tempo.

È un punto importante perché permetterà in futuro di evitare le estenuanti trattative a cui abbiamo assistito in questi giorni, con Irlanda e Grecia impegnate a chiedere sconti sui finanziamenti che effettivamente sono stati concessi a tassi diversi senza motivi particolari. Tra due anni, il costo sarà uguale per tutti.

Infine per far fronte alle crisi il capitale dell'Esm potrebbe essere portato a 700 miliardi. I paesi dovranno fornire parte dei fondi, 80 miliardi in cinque tranche a partire da metà 2013.
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