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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2011 alle ore 06:43.

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A tre settimane dal vertice dell'Opec, l'Agenzia internazionale per l'energia (Aie) lancia un appello affiché i produttori accrescano le forniture di petrolio, per arginare i danni che il prezzo eccessivo del barile sta già arrecando all'economia globale. L'agenzia dell'Ocse in passato ha più volte esortato all'azione il Cartello, che nonostante il rally del greggio non modifica i tetti di produzione da dicembre 2008.
La forma scelta questa volta, tuttavia, è decisamente inusuale: un comunicato ufficiale, emesso al termine di una riunione del Governing Board, i cui toni sono particolarmente duri, se non addirittura di velata minaccia. La nota si conclude infatti con l'affermazione che l'Aie è «pronta a considerare l'uso di tutti gli strumenti a disposizione dei suoi Paesi membri». Il riferimento, secondo alcuni analisti, è alla possibilità di un rilascio delle scorte strategiche, anche se le regole dell'Agenzia prevedono che la misura debba essere attivata solo in caso di reali emergenze e non con il semplice obiettivo di raffreddare i prezzi.
Nel suo comunicato l'Aie non nomina esplicitamente l'Opec, ma è evidente che è ad essa che si rivolge, affermando che «c'è un chiaro e urgente bisogno di foniture supplementari» in vista dell'aumento stagionale della domanda di greggio, tra maggio e agosto. Il Board si dice «seriamente preoccupato dai segnali crescenti che mostrano come la salita dei prezzi da settembre a oggi stia compromettendo la ripresa». «Ulteriori rincari in questa fase del ciclo ecomomico rischierebbero di deragliare la ripresa e non sarebbero nell'interesse dei consumatori né dei produttori».
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