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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2011 alle ore 16:23.

Le discussioni su come salvare la relazione con la Libia, secondo il Wsj, coinvolsero il vertice della banca d’affari, Lloyd Blankfein, presidente e Ceo, David Viniar, capo finanziario, e Michael Sherwood, il massimo responsabile Goldman in Europa.
“Goldman offrì al Fondo l’opportunità di investire 3,7 miliardi nella società finanziaria”, scrive il Wsj. Tra il maggio e il luglio 2009, i dirigenti Goldman fecero tre proposte che avrebbero dato alla Libia azioni privilegiate o debito non garantito in Goldman. “Ogni proposta prometteva un flusso di pagamenti che avrebbe alla fine compensato le perdite”.
A quell’epoca, sottolinea il Wsj, le banche Usa erano sotto pressione da parte del governo Usa per quanto riguarda i livelli di capitale. Nel settembre 2008 la Berkshire Hathaway di Warren Buffett aveva fatto un accordo per investire 5 miliardi di dollari in Goldman, dando a Berkshire un flusso di cash e la proprietà potenziale di circa il 10% di Goldman. Nel maggio 2009, la Federal Reserve disse a Goldman che aveva superato lo stress test e quindi non avrebbe dovuto fare altri aumenti di capitale. Goldman ha rimborsato Berkshire questo aprile.
Dopo la scenata a Tripoli, il Fondo chiese di restituire i soldi e lanciò “vaghe minacce di azione legale”.
Nel maggio 2009, Goldman propose alla Libia azioni privilegiate Goldman per 5 miliardi di dollari in cambio di un investimento di 3,7 miliardi di dollari nella società. Golman avrebbe offerto di pagare alla Libyan Investment Authority tra il 4% e il 9,25% sulle azioni all’anno per più di 40 anni. Ma i libici dissero che volevano recuperare le perdite più in fretta.
Nel luglio 2009, dopo quattro giorni di riunioni, le due parti concordarono una soluzione in base alla quale le perdite della Libia sarebbero state rimborsate in 10 anni. Ma Goldman ebbe dei ripensamenti e in agosto propose alla Libia altre option. I libici le giudicarono troppo rischiose: volevano mettere i 3,7 miliardi di dollari in “bond d’alta qualità”. Così Goldman mise a punto un altro ”special purpose vehicle” nelle Isole Cayman che avrebbe avuto obbligazioni aziendali per 5 miliardi di dollari.
L’accordo avrebbe dato alla Libia un rendimento annuo del 6% per 20 anni. In più, venne promesso il pagamento di 50 milioni di dollari a un adviser esterno gestito dal genero del capo della compagnia petrolifera statale. Gli esponenti di Goldman e del Fondo sovrano si incontrarono per discuterne nel giugno 2010, ma l’accordo non fu mai completato.
Alla fine dello scorso giugno, la Libyan Investment Authority aveva asset per 53 miliardi di dollari, scrive il Wsj. E conclude: “Quest’anno gli Usa hanno congelato circa 37 miliardi di dollari di asset libici, tra cui alcuni fondi tuttora gestiti da Goldman”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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