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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2011 alle ore 08:02.

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Non è un giugno qualsiasi quello appena iniziato sul mercato primario dei titoli di stato europei. E non per una questione di numeri, perché le cifre in ballo sono rilevanti ma non sono eccezionali.

Le aste dei titoli di stato a medio-lungo termine ammontano a circa 82 miliardi di euro lordi (di cui 19 del Tesoro italiano): scadono bond governativi per 32 miliardi (di cui 12 italiani) mentre saranno pagati 5 miliardi in cedole (2 dei coupon italiani). Le emissioni nette orbiteranno tra i 45 e i 50 miliardi, importo elevato ma alla portata di Italia, Germania e Francia, i tre grandi emittenti dell'Eurozona. Quel che rende questo giugno fuori dalla norma è la questione greca.
Alla fine del mese, infatti, il mercato avrà le risposte definitive a una serie di interrogativi fondamentali che ingessano le gestioni di portafoglio e il trading: si saprà se il Fondo monetario internazionale verserà nelle casse dello Stato greco la sua fetta di aiuti trimestrali (3,3 miliardi) in base al pacchetto di sostegno finanziario da 110 miliardi definito un anno fa assieme alla Ue; stati dell'Eurozona e Fmi decideranno se e come garantire alla Grecia una nuova tranche di aiuti attorno ai 70 miliardi per evitare il default prima del giugno 2013 (resta da vedere se continuerà la formula dei prestiti bilaterali intergovernativi oppure interverrà il veicolo Efsf); verranno sciolte le riserve sull'eventualità di ricorso a una sorta di rimodulazione delle scadenze dei titoli di Stato greci (estensione delle durate) con la partecipazione volontaria dei creditori privati.

Il solo fatto che il mercato da luglio potrà funzionare in un contesto di maggiori certezze è sicuramente positivo: quel che logora gli scambi sui titoli di Stato, le aste e la percezione del rischio sovrano è l'incertezza. Tuttavia, se tra le decisioni prese vi sarà anche quella del cosiddetto "reprofiling volontario" (i titoli di Stato greci in scadenza nei prossimi anni non saranno rimborsati ma verranno sostituiti da nuovi titoli con durate più lunghe e cedole più alte o più basse), la reazione del mercato non è affatto scontata. Non è ancora chiaro se l'Europa riuscirà, tramite trucchi contabili e trattative riservate con il sistema bancario, a evitare l'event of default, tanto temuto per le sue ripercussioni a catena sul mercato dei credit default swap, swap e per i rating.

Gli Stati che si sono portati avanti con il programma di raccolta a medio-lungo termine per il 2011, e che avranno collocato entro il 23 giugno un'alta percentuale di titoli sul totale annuale atteso, potranno considerarsi avvantaggiati perché la seconda metà dell'anno rischia di rivelarsi più ostica del primo semestre.
La Francia ieri risultava aver venduto finora titoli a medio-lungo termine per il 63% sul totale 2011 (116 su 184 miliardi), lo Stato più avanti di tutti secondo Crédit Agricole, contro il 50% circa di Germania (93 su 197), Spagna (43 su 94) e Italia (110 su 226).
Quanto alla Grecia, i conteggi vengono fatti invece di settimana in settimana: il 19 luglio Atene deve pagare 930 milioni di cedole, il 20 luglio altri 2,2 miliardi di coupon, il 22 luglio scadono 1,6 miliardi di T-bill a breve termine mentre il 20 agosto andranno rimborsati circa 6,6 miliardi di titoli di stato a medio-lungo termine, secondo le stime di SocGen.

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