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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2011 alle ore 09:35.

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Prestiti alla Grecia erogati in cash, e subito registrati nel fabbisogno, e bond dell'Efsf per il sostegno finanziario di Irlanda e Portogallo ma contabilizzati nello stock del debito pubblico degli Stati garanti del veicolo: i famosi bail out, i salvataggi degli Stati europei in crisi di liquidità o di insolvenza, peseranno direttamente (Grecia) e indirettamente (Irlanda e Portogallo) sui conti pubblici dell'Italia per circa 33 miliardi.

Cinque miliardi in più del previsto, se la nuova tranche di aiuti ad Atene dovesse essere confermata attorno ai 40 miliardi di cui 26,5 a carico dei paesi dell'eurozona (Irlanda e Portogallo esclusi) tramite contratti intergovernativi. Un fardello che potrebbe aumentare nel caso in cui i costi di raccolta della Spagna a medio-lungo termine dovessero salire al punto da far escludere Madrid dal gruppo dei soccorritori.
Il primo pacchetto di aiuti alla Grecia da 110 miliardi è stato ripartito tra il Fondo monetario internazionale (1/3) e gli stati dell'eurozona (2/3) attraverso la formula dei prestiti pagati in contanti ad Atene. Stando a fonti bene informate, la seconda tranche di aiuti - che dovrebbe essere finalizzata entro il 24 giugno e che andrà ad aggiungersi agli iniziali 110 miliardi - seguirà la stessa identica struttura: prestiti bilaterali, senza il coinvolgimento del veicolo Efsf. I dettagli del nuovo pacchetto non sono definiti e non si possono escludere cambiamenti dell'ultim'ora. Le voci che circolavano ieri sul mercato segnalavano tuttavia un esborso complessivo di 40 miliardi tra Eurogruppo ed Fmi: ulteriori 20-30 miliardi dovrebbero essere finanziati con privatizzazioni e partecipazione degli investitori privati. Se questo dovesse essere confermato, l'Italia dovrebbe staccare un assegno aggiuntivo di circa 5 miliardi ad Atene.

Più complesso è invece il calcolo dell'aumento dello stock del debito pubblico, così come stabilito da Eurostat per via delle emissioni degli Efsf-bond: la percentuale dei singoli stati è equivalente alla quota nelle garanzie concesse al veicolo e alla ripartizione delle quote degli stati aiutati e non partecipanti. La quota italiana è salita dal 18,4% (ripartizione tra tutti gli stati dell'eurozona, Grecia esclusa) al 19,24% (Grecia e Irlanda escluse) al 19,8% (Grecia, Portogallo e Irlanda esclusi).
Il veicolo Efsf inizierà la prossima settimana il "beauty contest" per selezionare le banche capofila delle sue due prossime emissioni di bond da chiudersi entro il 15 luglio per un importo totale di circa 8-8,5 miliardi: questa raccolta equivale a 5,8 miliardi di aiuti al Portogallo entro metà luglio mentre 3 miliardi circa resteranno all'Efsf come cash buffer, cuscinetto a garanzia del recupero dei soldi prestati. L'Efsf in totale su tre anni dovrà erogare al Portogallo 26 miliardi, pari al 67% delle emissioni di bond che ammonteranno a 38,8 miliardi.

Entro il 2011, il veicolo Efsf emetterà altri bond per ulteriori 11,5 miliardi a favore dell'Irlanda, che sommati ai 5 miliardi già emessi in gennaio (di cui 3,3 versati a Dublino) porteranno il totale di quest'anno a 16,5 miliardi di bond (per sostenere finanziariamente Dublino per 11,5 miliardi oltre a circa 6 miliardi di cash buffer). Nel 2012 sono previsti finanziamenti all'Irlanda dal veicolo Efsf per 6,7 miliardi, equivalenti a 10 miliardi di emissioni di bond. In totale, 26,5 miliardi di Efsf-bond per l'Irlanda collocati nel 2011 e 2012 per erogare 17,7 miliardi.

Ogni emissione obbligazionaria targata Efsf pesa contabilmente sul debito pubblico degli stati garanti, come stabilito da Eurostat: la quota italiana nel periodo 2011-2012 per Irlanda e per gli anni 2011-2014 per il Portogallo dovrebbe ammontare complessivamente a circa 13 miliardi. A questi si sommano i circa 20 miliardi ipotizzati dall'Italia alla Grecia, portando il totale dell'impegno italiano nei salvataggi a quota 33 miliardi.
Questa impalcatura sta in piedi conteggiando la Spagna tra i soccorritori. La portata delle emissioni di bond dell'Efsf non è tale da poter sostenere un eventuale salvataggio di Madrid, che però è escluso categoricamente da Bruxelles, dalla classe politica spagnola, dal mercato e dalle agenzie di rating. Un'altra incognita però grava su Portogallo e Irlanda: nei piani di salvataggio è previsto il ricorso al mercato dei capitali per collocare titoli di stato a medio-lungo termine e rimborsare così il debito pubblico in scadenza. La stessa previsione che nel primo pacchetto di aiuti alla Grecia è andata clamorosamente disattesa.

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