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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2011 alle ore 06:42.

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La giunta Alemanno ostenta tranquillità di fronte alla sentenza del Tar sulla Centrale del Latte. E non sembra preoccupata né per l'obbligo di riacquisire il pacchetto azionario di controllo della Centrale del Latte, oggi nel portafoglio Parmalat, né per il risarcimento di 8 milioni da pagare alla Ariete Fattorie Latte Sano, che aveva presentato ricorso contro la procedura di privatizzazione. Anche in considerazione del fatto che il Comune non è obbligato dal Tar a indire una nuova gara per vendere la Centrale. «La sentenza - commenta l'assessore al Bilancio, Carmine Lamanda - definisce aspetti già noti, a parte la quantificazione del danno da riconoscersi a Ariete Fattorie Latte Sano, quantificazione che non sorprende. La situazione era già stata delineata dai precedenti atti giudiziari e aveva già dato luogo a contatti tra le parti alla ricerca di soluzioni che tenessero conto dei vari aspetti e degli interessi di tutte le parti coinvolte, compresi i produttori locali di latte. La sentenza lascia in ogni caso ampia libertà d'azione all'amministrazione capitolina».
La risposta ufficiale è rassicurante. Ma l'accelerazione imposta dal Tar non sembra abbia suscitato entusiasmi in Comune. Non a caso ieri prevaleva una posizione prudente, basata «sull'attesa della sentenza della Cassazione». Cassazione adita (sulla questione della competenza a giudicare) dalla stessa Parmalat, che si è comunque rivolta al giudice civile per vedersi riconosciuta la proprietà del pacchetto di controllo.
Il Comune, che pure già si riteneva a sua volta titolare del pacchetto azionario in questione, ha infatti ammorbidito il suo approcio con Parmalat. Si è limitato a una diffida per la restituzione spontanea delle azioni, pur annunciando «iniziative giudiziarie per il recupero coattivo del medesimo compendio azionario». Iniziative fin qui non attuate. E l'11 maggio ha firmato un'intesa sulla Centrale con Parmalat, Regione Lazio e sindacati, dalla quale emergeva la volontà di lavorare insieme con l'azienda di Collecchio per definire gli assetti proprietari e risolvere il contenzioso giuridico, in vista di una ripresa delle produzioni a marchio Parmalat e di una ripartenza a pieno regime dello stabilimento. E se nella bozza di riassetto delle partecipazioni societarie, con creazione della Roma capitale Holding, era esplicitata (così come segnalato con disappunto da Parmalat in una nota) una partecipazione azionaria dell'81,72% da parte del Comune nella Centrale del Latte, la delibera approvata dalla giunta ad aprile ha riscritto il testo. E cambiato i termini. Si legge infatti che «Roma capitale detiene il 6,7% del capitale di Centrale del latte spa, e che con provvedimento giurisdizionale è stata annullata la cessione del 75% del relativo capitale disposta dal Comune di Roma» con deliberazione del 1997. Si ricorda che «Roma capitale ha avviato le iniziative volte al recupero delle azioni». Ma si aggiunge che, «pur ritenendo opportuna la dismissione delle partecipazioni di Roma capitale in Centrale del Latte, è necessario rinviare tale dismissione all'esito dei procedimenti giurisdizionali in corso volti all'esatta definizione della partecipazione azionaria di Roma capitale».
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