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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2011 alle ore 06:42.

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MILANO
Una vicenda giudiziaria che si trascina da tredici anni quella della Centrale del Latte di Roma. Era infatti il 26 gennaio 1998, quando il notaio romano Matilde Atlante suggellò la cessione per 80 miliardi di lire del 75% della ex municipalizzata alla Cirio di Sergio Cragnotti, valutata nel suo complesso 106 miliardi. La febbre da privatizzazioni allora era altissima. In Campidoglio sedeva Francesco Rutelli e il dossier della vendita era seguito in prima persona dall'allora assessore per le politiche economiche e finanziarie Linda Lanzillotta. Advisor finanziario del comune di Roma era Jp Morgan. In origine i termini dell'accordo tra le parti garantivano un diritto di opzione a vantaggio dei produttori di latte laziali da esercitarsi entro 18 mesi. Ma, soprattutto, prevedevano l'obbligo, posto in capo all'acquirente, di non cedere a terzi le azioni acquistate per un periodo non inferiore a cinque anni, pena la risoluzione automatica del contratto e il versamento di una penale pari all'intero prezzo versato. Obbligo disatteso ben prima del quinquennio pattuito.
Sì perché, a un anno soltanto dall'acquisto, Cragnotti che nel frattempo aveva inserito la Centrale capitolina nel perimetro di consolidamento della Eurolat, si trovò costretto dall'imminente bancarotta a cedere tutto il gruppo alla Parmalat di Calisto Tanzi. Fu la famosa acquisizione che Tanzi, nel corso del processo per il successivo crack di Collecchio, ebbe a definire «spintanea e non spontanea».
E qui l'occhio dell'osservatore, distratto dall'incalzare delle disavventure dei «pelati» della Cirio e degli «scremati» di Tanzi, ha perso di vista le controversie civilistiche, tuttora pendenti, che nel frattempo si erano innescate. In particolare la causa civile intentata dalla società Ariete fattoria latte sano, che chiedeva al tribunale di Roma di annullare gli effetti giuridici della cessione originaria: quella dal Comune a Cragnotti. Tra ricorsi al Tar e sentenze del Consiglio di Stato, si arriva al 2010. Con due sentenze, il Consiglio di Stato, a ottobre e a marzo, si pronuncia a favore della nullità della transazione originaria. Però in concreto non succede nulla. Sino a quando il Comune di Roma, nel frattempo passato al centro destra e guidato da Gianni Alemanno, invia all'azienda ora guidata da Enrico Bondi, una lettera in cui si intima la riconsegna del 75% del capitale a suo tempo ceduto a Cragnotti. E qui si inserisce la terza sentenza quella della seconda sezione del Tar del Lazio, presieduta da Luigi Tosti che ha in parte accolto il ricorso della medesima Ariete: il Comune di Roma entro 60 giorni dovrà attivare le procedure per riacquisire la titolarità del pacchetto, disponendo che il Campidoglio dichiari la nullità degli atti. Ma a questo punto la sentenza del Tar va a impattare in un'altra vicenda al centro delle cronache: quella dell'offerta pubblica di acquisto lanciata dal gruppo francese Lactalis sulla Parmalat.
Quale impatto potrà avere sui numeri dell'operazione la «revocatoria» dell'acquisizione decisa dal Tar laziale? Nel bilancio della nuova Collecchio il 75,1% della Centrale romana (5.661.400 azioni) ha un valore di 104 milioni di euro. A seguito delle sentenze di marzo e di ottobre la Parmalat ha ribadito più volte che «l'acquisto delle azioni della Centrale del latte di Roma è oramai divenuto intangibile per molteplici ragioni che verranno fatte valere in tutte le sedi competenti». Si vedrà.
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LE TAPPE

GENNAIO 1998
Il Comune di Roma dispone la cessione della ex municipalizzata Centrale del Latte alla Cirio di Sergio Cragnotti. L'operazione vale 80 miliardi di lire per il 75% della società. Fra le clausole era inserito l'obbligo di non cedere a terzi le azioni acquistate per un periodo di 5 anni.
FEBBRAIO 1999
Cragnotti vende per 780 miliardi di lire alla Parmalat di Tanzi (nella foto insieme) il latte Cirio. La divisione comprende i marchi Polenghi, Ala, Stella, Torrimpietra, Torvais, Calabria Latte, Berna, Matese e anche la Centrale del latte di Roma.
MARZO-OTTOBRE 2010
Dopo una serie di controversie giudiziarie, tra ricorsi al Tar e sentenze del Consiglio di Stato, si arriva al 2010: con due sentenze il Tribunale si pronuncia a favore della nullità della transazione originaria.
GIUGNO 2011
La seconda sezione del Tar del Lazio stabilisce che il Comune di Roma entro 60 giorni dovrà attivare le procedure per riacquisire la titolarità del pacchetto della Centrale del Latte.

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