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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2011 alle ore 06:42.
SINGAPORE. Dal nostro inviato
Lufthansa abbandona Malpensa per colpa di Linate. La concorrenza del comodo scalo cittadino milanese non consente di sviluppare, nello scalo più vicino a Varese, un'offerta attraente per chi viaggia per lavoro. È la spiegazione data dal vertice di Lufthansa, a margine dell'assemblea Iata, alla decisione annunciata due settimane fa.
In un colloquio con il vertice del gruppo tedesco, Il Sole 24 Ore ha chiesto all'amministratore delegato, Christoph Franz, se la decisione di lasciare Malpensa sia dovuta all'impossibilità di ottenere gli slot a Milano Linate per fare la rotta interna Linate-Roma, una delle più care d'Europa, sulla quale c'è il monopolio Alitalia. «Non è stato il caso Linate a innescare la nostra decisione», esordisce Franz. Poi riconosce che il problema Linate esiste: «Naturalmente il fatto che rimangano aperti due aeroporti vicini ha un impatto sul business. Linate non sarà chiuso e quindi non c'è la prospettiva di dare una buona offerta da Malpensa per la clientela che vola per affari», spiega. Sui voli da Malpensa, Franz fa notare che «Lufthansa ha capito che con nove aerei non è semplice competere con i 20 di easyJet».
Sui conti di quest'anno, il gruppo tedesco conferma «le previsioni di un utile operativo migliore del 2010. La perdita del primo trimestre - osserva Franz - non è una sorpresa per la stagionalità. La perdita operativa è diminuita, mentre la perdita netta è aumentata per ragioni legate ai principi contabili, è un effetto puramente cartaceo». Prudente sui conti Pierre-Henri Gourgeon, amministratore delegato di Air France-Klm: «Questo è un anno difficile. Nelle previsioni siamo vaghi, stiamo migliorando l'utile operativo». Su Alitalia Gourgeon dice: «Siamo contenti dove siamo» e accoglie con un sorriso le domande su un aumento della quota francese. La compagnia italiana ha bisogno di una ricapitalizzazione? «Non credo sia un argomento rilevante», risponde Gourgeon. Sorride anche il presidente, Jean-Cyril Spinetta, senza entrare nel merito dell'uscita da Alitalia del socio Fingen e del prezzo (15 milioni) pagato da Intesa Sanpaolo per il riacquisto, lo stesso versato da Fingen all'ingresso oltre due anni fa: «È un accordo italiano».
Su Alitalia c'è anche il giudizio di Giovanni Bisignani, in uscita dalla guida della Iata. La compagnia presieduta da Roberto Colaninno ce la farà? Bisignani risponde che la stada da seguire è nel consolidamento: «Il mercato italiano non è facile, Alitalia nei due anni e mezzo di crisi si è ritirata, ha lasciato il mercato italiano ed europeo alle low cost. Una compagnia di questa dimensione da sola non può sopravvivere, la strada è il consolidamento». Bisignani ha confermato un giudizio già espresso in passato: «Quando è fallita Swissair e si è fatta avanti la Lufthansa per comprare la nuova Swiss, in Svizzera avevano paura, temevano chissà quale catastrofe nazionale. Oggi Swiss fa più utili della Lufthansa».
«Air France non comprerà Alitalia per farne una colonia, una ha bisogno dell'altra» ha commentato il presidente di Alitalia, Roberto Colaninno, interpellato dall'Ansa. «Oggi - ha aggiunto - il mercato richiede grandi infrastrutture del trasporto aereo, con integrazioni che non avvengono per forza per incorporazione o per acquisto. L'integrazione - ha spiegato - può essere una partecipazione cooperativa».
L'assemblea della Iata ha eletto direttore generale e amministratore delegato Tony Tyler, ex ad di Cathay Pacific, inglese nato in Egitto nel 1955, laureato a Oxford in teoria del diritto. Nelle sue prime parole l'eco dei contrasti innescati da Qatar Airways sulla conduzione dell'associazione, emersi due giorni fa nel voto sul bilancio. La Iata si è divisa in due blocchi, 43 vettori hanno appoggiato la mozione di Qatar per sostituire il revisore Deloitte, confermato invece da 48 voti. «Con Bisignani la Iata ha ottenuto notevoli risultati. L'appello venuto in quest'assemblea è importante, cercheremo di rendere ancora più trasparente quest'associazione», ha detto Tyler.
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