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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2011 alle ore 16:15.

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Nella laguna di Venezia alberga una varietà di crostacei chiamata masanette. Sono granchi piccoli, che vengono serviti fritti. Alcuni appassionati, tra cui il sottoscritto, ne sono assai ghiotti. Da almeno tre secoli i pescatori li raccolgono quando si presentano teneri e molli. È un fenomeno stagionale, che segue i ritmi di crescita dei crostacei. In un periodo dell'anno c'è ampia offerta. Dato che il numero di appassionati non varia, i prezzi salgono via via che i granchi si fanno più rari, fino a diventare irreperibili. Conclusione: il prezzo rincara con la scarsità, a parità di domanda.

Un caso complementare è dato dal vino «Cartizze», una vino bianco mosso prodotto in un'area limitata nei dintorni di Valdobbiadene. Quando gli esperti stranieri hanno scoperto la delicatezza del "Cartizze", dato che non è possibile produrne di più, i prezzi sono saliti per l'aumento della domanda. Insomma i prezzi dello stesso bene talvolta cambiano, sia perché diventa raro sia perché viene più richiesto. E questo può valere anche per l'oggetto di valore per eccellenza, il denaro.

Uno stato sovrano squattrinato può fare diverse cose: alzare le tasse, stampare più soldi, indebitarsi, e così via. Se sceglie di far entrare in circolazione più moneta in modi massicci ed eccezionali, i soldi finiscono per valere di meno. Ce ne accorgiamo perché tutti i prezzi dei beni e servizi tendono a salire, chi più chi meno. È una gran scocciatura perché non è detto gli stipendi salgano con lo stesso ritmo. Le persone si arrabbiano, anche perché spesso non sanno con chi prendersela. Sono le cose che costano di più o il loro stipendio a valere di meno? La risposta a questa domanda non è intuitiva, anche perché nei nostri modi di ragionare prevalgono i prezzi "nominali". Ecco un caso di economia sperimentale che abbiamo provato a realizare nel laboratorio dove lavoro insieme ad altri ricercatori presso l'Università Ca' Foscari di Venezia:

Maria, Paolo e Sandro hanno ricevuto un'eredità di 200mila euro ciascuno. Tutti e tre hanno subito comprato una casa. Un anno dopo tutti e tre l'hanno venduta. Le condizioni economiche erano diverse nei tre casi:

- nel periodo in cui Maria ha posseduto la casa, c'era un 25% di deflazione: i prezzi di tutti i beni e servizi sono scesi del 25% in un anno. Maria ha venduto la casa per €154.000 (23% di meno del prezzo d'acquisto);

- nel periodo in cui Paolo ha posseduto la casa non c'era né inflazione né deflazione. I prezzi sono rimasti stabili. L'ha venduta per €198.000 (1% di meno dell'acquisto).Nel periodo in cui Sandro ha posseduto la casa, c'è stata un'inflazione del 25%: tutti i prezzi sono saliti del 25%. Ha venduto la casa per 246mila euro(23% in più dell'acquisto). Il compito sperimentale è: mettete in ordine Maria, Paolo e Sandro, da chi ha fatto il migliore affare a chi ha fatto il peggiore.

In teoria si dovrebbe rispondere sulla base dei prezzi reali, cioè corretti per inflazione e deflazione: Maria ha guadagnato il 2%, Paolo ha perso l'1% e Sandro il 2%. In realtà, la maggioranza delle persone fa la graduatoria opposta, utilizzando i prezzi nominali: Sandro (sembra aver guadagnato il 23%), Paolo (sembra aver perso l'1%) e Maria (sembra aver perso il 23%).

Ecco un esempio che mostra l'importanza dell'educazione finanziaria nell'insegnare la differenza tra prezzi nominali e reali, così da tener conto nei ragionamenti di inflazione e deflazione. Raramente i prezzi sono stabili e dietro le apparenze c'è un'altra realtà. Se non disponete di un laboratorio, potete fare una prova più semplice, inventata da Daniel Kahneman, premio Nobel dell'economia nel 2002. Raccontate che Tizio si è sposato dieci anni fa e ha comprato una cassa di venti bottiglie di champagne per festeggiare gli anniversari. Ha pagato venti euro a bottiglia. Giunto al decimo anniversario del matrimonio, invita i soliti amici, stappa la decima bottiglia e, a festa terminata, domanda: «Cari amici, se la bottiglia era costata dieci anni fa venti euro, quanti soldi ci siamo scolati questa sera?». La risposta corretta per gli economisti è il prezzo di sostituzione, cioè quel che costa rimpiazzare il giorno dopo la bottiglia. Le risposte più frequenti sono che non costa nulla, perché Tizio l'aveva già pagata, oppure il costo nominale: venti euro.

È curioso ricordare che la risposta prevalente in duecento bancari da me interrogati è stata: venti euro più il costo del denaro di quegli anni. Anche questa risposta non è corretta: lo champagne può essere rincarato di più della somma ottenuta con il calcolo dei bancari. E, in effetti, è successo proprio così. In conclusione, se s'introduce il fattore tempo, si scopre che il valore dei soldi può cambiare in funzione del tasso di interesse, cioè di quel che ci costa prenderli a prestito per un dato intervallo di tempo. Oggi è un'operazione nota a chiunque abbia fatto un mutuo per comprare una casa. Nel Medio Evo non era invece chiaro come mai la persona che prestava un milione di euro a un'altra, avesse il diritto di farsene restituire, dopo due anni, un milione e centomila. Da dove venivano fuori quei centomila, se non aveva fatto nulla?

In un'economia contadina, dove il lavoro si traduce nei prodotti dei campi e del bestiame allevato, la risposta non è chiara. Per fare accettare il costo del denaro e permettere l'interesse sui prestiti, gli economisti di allora si sono serviti di esempi del tipo: "Immagina che con quel milione avuto a prestito sia stato comprato un grande gregge. Nei due anni trascorsi il gregge ha fornito lana e latte. I centomila euro corrispondono al valore della lana e del latte a cui ha dovuto rinunciare chi ha prestato i soldi". Questa prospettiva storica permette di cogliere ci dice quanto la mente umana non sia stata abituata a ragionare secondo le regole dell'economia moderna. Gli esperimenti con problemi di finanza mostrano appunto la nostra spontanea ingenuità e inettitudine. Dietro un secolo di modernità ci sono meno di diecimila anni di agricoltura stanziale e decine di migliaia di anni di vita da cacciatori e raccoglitori. La nostra mente è stata plasmata allora e sarebbe sbagliato non riconoscerlo.

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