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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2011 alle ore 16:27.
Tutti almeno una volta abbiamo sentito la regola per cui per ottenere un rendimento alto bisogna rischiare tanto; o viceversa chi vuole rischiare poco si deve accontentare di un rendimento basso. Le regole, proprio perché tali, devono sintetizzare una moltitudine di variabili. Che se però vengono viste in modo più dinamico possono offrire molte sfaccettature, anche inattese: come scoprire che magari a parità di rischio si possono ottenere rendimenti superiori.
Andiamo con ordine e osserviamo le cose più da vicino. Nelle scelte finanziarie molti fattori sono in gioco: lo strumento di investimento da utilizzare, chi lo emette, la sua trasparenza, i costi, i mercati in cui investe. Fattori che incidono decisamente sul rendimento e sul rischio connesso. Per rischio possiamo intendere tutto ciò che potenzialmente può impedire il raggiungimento del livello atteso di rendimento. Il punto non è sperare di evitare il rischio, quanto piuttosto di controllarlo: considerare quante possibilità ci sono che le cose non vadano come dovrebbero e quali eventi potrebbero far accendere la spia rossa che segnala un possibile evento contrario.
Tra i principali strumenti di misurazione di rischio/rendimento c'è il rating: è il giudizio che apposite agenzie assegnano a chi emette obbligazioni (prestiti) sul mercato; più è alto, minori sono le possibilità che chi ha emesso quei titoli non sia in grado di restituirli. È facile distinguere chi è affidabile (fino a AAA), e quindi offre rendimenti inferiori, da chi lo è meno (da BBB in giù) , e quindi offre rendimenti maggiori.
Questo sistema ha mostrato di non essere infallibile nella recente crisi finanziaria, quando applicato a titoli immobiliari (cartolarizzazioni). Resta tuttavia un indicatore dell'affidabilità dei soggetti che decidono di emettere di obbligazioni. Nel corso del tempo si sono evoluti altri sistemi di monitoraggio: gli strumenti di risparmio gestito come i fondi comuni, ad esempio, utilizzano documenti di informazione in cui viene calcolata la relazione tra rischio e rendimento; il gestore del fondo deve scrivere qui quante probabilità hanno di avverarsi scenari favorevoli, sfavorevoli o neutrali rispetto alla possibilità di una performance positiva in un lasso di tempo. Stime, non promesse, da prendere sempre con le pinze, ma comunque un'indicazione, elaborata in base all'analisi di quanto accaduto nel passato. Ed eccoci ad uno dei quesiti più discussi della storia dei mercati finanziari: le azioni battono davvero le obbligazioni nel lungo termine? In altre parole, conviene rischiare, ossia da maggiori certezze di successo, con un rischio quindi inferiore?
Diversi studiosi hanno elaborato i dati relativi agli ultimi decenni verificando che la probabilità che le azioni battano le obbligazioni sale con l'allungarsi del periodo preso in esame: dopo un anno nel 67% dei casi l'azione batte l'obbligazione, dopo 5 anni ciò accade nel 75% dei casi finchè a quarant'anni questa possibilità sale fino al 98% dei casi. In altre parole è possibile ottenere alti rendimenti limitando il rischio, se il tempo a disposizione è lungo. È bene ricordare che si tratta di elaborazioni compiute sulla base dei dati del passato e nulla può attestare che nel futuro le cose potranno andare analogamente. Ma lo strumento principe per ridurre il rischio finanziario è la diversificazione: investire in molti strumenti consente di essere meno da ciascuno di essi per il risultato finale; l'importante è che siano strumenti differenti e se correlati tra loro lo siano in maniera inversa, in modo che il calo di uno sia compensato dal rialzo dell'altro. Ultima nota: non bisogna trascurare i costi per la mancata opportunità colta: rinviare una decisione utile a compensare un rischio lo aumenta; il mancato guadagno derivante dal rinvio di una decisione presa o dalla scelta di portafoglio non ottimale può incidere parecchio sui nostri risparmi. Anche se tocca in modo meno significativo la nostra sfera emotiva, rispetto all'errore compiuto per eccesso di ottimismo o over-confidence.
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