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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2011 alle ore 08:01.

La crisi dei debiti sovrani – sia essa limitata a Grecia Irlanda e portogallo, oppure estesa a Italia e Spagna – non è necessariamente un segnale negativo per una famiglia che ha un mutuo da pagare. Le rate dei prestiti variabili sono infatti legate a quei tassi Euribor che sono espressione dei mercati monetari e seguono in genere le tendenza della Banca centrale europea (Bce).
Così, l'Euribor a 3 mesi quotava ieri 1,51% e scontava il rialzo dello 0,25% del costo del denaro che i banchieri di Francoforte effettueranno molto probabilmente a luglio.
Le tensioni che si vedono nell'Eurozona in queste ultime settimane potrebbero però convincere Jean-Claude Trichet e soci a frenare sui tassi dopo la stretta estiva. In fondo, anche l'anno scorso le crisi a ripetizione di Atene e Dublino costrinsero l'istituto centrale a fare un passo indietro e spinsero i tassi interbancari ai minimi storici. Oggi uno scenario del genere potrebbe riproporsi, e non è un caso che anche le attese degli analisti si siano in parte raffreddate: oggi i valori dei future scambiati a Londra proiettano l'Euribor 3 mesi all'1,84% a dicembre e al 2,14% a fine 2012, valori inferiori di 30-40 centesimi rispetto a quanto si pensava qualche mese fa. Tutto questo, tradotto in soldoni, significherebbe rate dei mutui variabili in rialzo, ma meno di quanto si poteva temere.
Qualche problema in più, invece, potrebbe incontrarlo chi ha intenzione di stipulare un nuovo finanziamento (il ragionamento vale tanto per le famiglie, quanto per le imprese). I tassi di mercato (Euribor per i variabili e Irs per i fissi) sono ancora storicamente bassi, ma rappresentano soltanto una parte del costo da pagare: a questi valori va aggiunto poi lo spread, cioè il costo che la banca impone al cliente come remunerazione per il rischio assunto nel prestare il denaro. Un valore, questo, che tende a essere inevitabilmente influenzato dalle tensioni internazionali e dalle eventuali decisioni delle agenzie di rating sul rating italiano.
Se dovesse giungere il temuto declassamento dell'Italia minacciato da Moody's e S&P i contraccolpi sui costi dei finanziamenti potrebbero essere una dolorosa conseguenza. Da una parte, infatti, il rischio-Paese finisce per trasferirsi su famiglie e imprese e spinge le banche a chiedere un compenso più elevato per il capitale prestato. Dall'altra, per effetto delle tensioni gli stessi istituti di credito sono costretti a finanziarsi a un prezzo più elevato sui mercati internazionali e finiscono per riversare sulla clientela i maggiori costi.
Fino a questo momento le tensioni sugli spread dei mutui non sono ancora particolarmente elevate, o almeno non sembrano ripetere i livelli dell'autunno 2008, quando il crack Lehman bloccò di fatto il mercato dei prestiti. Ma un occhio sui tassi offerti dalle banche nei prossimi mesi sarà bene tenerlo.
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