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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2011 alle ore 08:08.
La voce gira tra gli operatori da settimane. È un sussurro e nessuno se la sente di dire in prima persona: «Ho venduto allo scoperto la Popolare di Milano». Ma quando molti te lo dicono rischia di essere vero. E qualcuno snocciola un grafico in cui si evince che sarebbe stato giocato allo scoperto il 27% delle azioni.
Un'enormità se così fosse perché non tutte le azioni sono disponibili, molte sono bloccate da cassettisti e da qualche istituzionale e devi trovare chi è disposto a prestarti il suo pacchetto di titoli. Ma tant'è il grafico di borsa della Milano è impietoso.
Guarda all'ingiù in modo costante almeno da tre mesi. Con degli strappi come la volata del 12% venerdì scorso con azioni scambiate per 46 milioni di pezzi sull'ipotesi di un interessamento di Bnp poi smentita e con la caduta conseguente del 7,4% ieri con volumi a 35 milioni. Chi era scoperto evidentemente è corso ai ripari. Ma gli ultimi tre mesi sono stati la via Crucis in borsa.
Con il titolo sceso dalla soglia dei 3 euro a poco più di 1,6 di ieri. Un tonfo, o meglio una fuga determinata. E del resto in quei tre mesi si consuma la dura requisitoria di Bankitalia contro quel miliardo di crediti classificati sani quando secondo la Vigilanza non lo erano e la conseguente richiesta di aumentare il capitale di 1,2 miliardi. Quando chiedi soldi al mercato per un valore che vale quasi il doppio della capitalizzazione di mercato, cosa fanno gli investitori avveduti? Vendono.
E se proprio la Milano li affascina sanno che si può ricomprare il titolo a prezzi più bassi ogni giorno che passa. Questo è accaduto e questo accadrà ancora. Troppi i rischi sul titolo, dicono gli analisti. La cattiva governance tutta da sciogliere; i nuovi accantonamenti che pur ridimensionati dal vertice, rischiano per una Sim milanese di mangiarsi almeno la metà degli utili attesi per l'intero 2011 e infine quella profittabilità che certo non induce a fare follie per accaparrarsi il titolo.
ell'ultimo biennio il Roe (il rendimento sul capitale) si è fermato al 2,4% e ora è atteso scendere a uno 0,6% quest'anno. Un recupero è previsto solo nel 2012. Certo se si guarda al prezzo qualcuno può supporre che sia a sconto. Oggi la capitalizzazione di mercato della Milano vale solo un quinto del patrimonio netto. Poca cosa. Ma riflette in pieno l'incertezza sul futuro. E su quella richiesta di nuovi soldi che tenderà a lasciare gli investitori alla finestra ancora per un po'.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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