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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2011 alle ore 08:10.

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La corsa non è ancora ufficialmente partita ma le pretendenti si stanno già accalcando ai nastri di partenza. La gara in questione è quella al già ricchissimo mercato cinese dei corporate bond, beninteso quelli emessi dalle imprese dell'impero di mezzo sul proprio suolo e rigorosamente in yuan.

Da quando lo scorso agosto la National Association of Financial Market Institutional Investors ha annunciato di star valutando l'ipotesi di concedere licenze di sottoscrizione anche alle banche straniere, l'ufficio poste dell'autorità di controllo ha ricevuto numerose richieste. Fra queste vi sarebbero in particolare quelle di Citigroup ed Hsbc ma la lista sembra essere molto più lunga e destinata a crescere ulteriormente, visto che le iscrizioni non sono ancora chiuse e non vi è alcuna certezza circa i tempi di assegnazione delle licenze.

È certo invece l'interesse per le banche occidentali per un mercato enorme se si considera che alla fine di aprile, il totale delle obbligazioni aziendali attualmente in circolazione era pari a oltre 18mila miliardi di yuan, cioè circa 2.900 miliardi di dollari, quasi due volte il Pil dell'Italia. Al momento alcune banche straniere, fra cui Goldman Sachs, Ubs e da qualche settimana anche Royal Bank of Scotland, sono autorizzate a sottoscrivere le emissioni di azioni denominate in dollari nelle Ipo delle società cinesi tramite joint venture costituite con broker locali. Similmente l'alleanza con operatori cinesi permette loro di partecipare a collocare bond di società del comparto bancario. Nel novembre 2009, ad esempio, la stessa Hsbc ha contribuito a sottoscrivere un'emissione da 5 miliardi di yuan di Bank of Shanghai e Ubs Securities ha sottoscritto solo quest'anno bond per 17,81 miliardi di yuan, una performance che le ha permesso di aggiudicarsi la palma di «top foreign underwriter».

Nonostante le dichiarazioni di intenti delle autorità cinesi, il mercato dei corporate bond (e insieme dei commercial paper e delle note a medio termine) rimane invece ancora ermeticamente chiuso alla concorrenza straniera. Proprio l'esperienza dei mercati azionari induce tuttavia a non riporre eccessive speranze nel mercato dei bond e a scambiarlo per un nuovo Eldorado.

Dopo un avvio promettente, le due banche straniere pioniere del mercato cinese delle Ipo, Goldman e Ubs, hanno infatti visto aumentare la capacità delle rivali cinesi di accrescere la propria posizione di dominio. Le dieci prime banche nella classifica dei sottoscrittori sono tutte cinesi con una quota di mercato del 56,7% mentre Ubs, che era arrivata a essere il sesto bookrunner del paese, ora è scesa al quindicesimo posto con uno share del 2,7% seguita da due new entry, Deutsche Bank e Credit Suisse, rispettivamente al 19esimo e al 27esimo posto. Il mercato cinese dunque è immenso ma per farsi strada è meglio essere pronti a usare i gomiti.

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