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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2011 alle ore 16:57.
Le banche centrali dovranno prepararsi ad aumentare i tassi ufficiali a un ritmo più rapido di quanto avvenuto in passato. Questa la raccomandazione della Bri nel suo rapporto annuale, secondo cui in alcune economie avanzate l'inasprimento «deve essere soppesata alla luce delle vulnerabilità create dal protratto aggiustamento dei bilanci del settore privato e pubblico, e dalla persistente fragilità del settore finanziario».
Lasciarli bassi per molto tempo però, avvisa la Bri, rischia di causare serie distorsioni finanziarie, un'errata allocazione delle risorse e ritardi nella necessaria riduzione dei livelli di debito nei Paesi avanzati più colpiti dalla crisi. Per questi Paesi, rileva il rapporto, «pur essendo cambiato il contesto economico», le sfide a carico delle banche centrali sono simili a quelle vissute negli anni '70 quando si innescò una spirale di aumenti dell'inflazione e del costo del lavoro, che si rafforzarono vicendevolmente
assieme ad alti tassi di disoccupazione.
L'Italia resta tra i paesi avanzati con i maggiori livelli di debito rispetto all'economia, ma a riflesso del generale deterioramento dei conti innescato dalla crisi globale ora risulta decisamente meno isolata su questo versante.
E intanto, secondo alcune tabelle pubblicate dalla Banca dei regolamenti internazionali nel suo ultimo rapporto annuale, il bel paese può vantare uno dei deficit di bilancio strutturali più bassi: inferiore al 3 per cento del Pil sul 2010, perfino più basso di quello della Germania, che invece tocca esattamente il 3 per cento secondo le rielaborazioni della Bri di alcuni dati Ocse.
Il deficit di bilancio totale dell'Italia (quello che conta ai fini Maastricht), ad oltre il 4,5 per cento del Pil sul 2010 resta comunque superiore a quello della Germania; ma questo appunto a causa dei fattori ciclici che hanno contribuito al disavanzo. Il deficit strutturale italiano è il più basso tra quelli elencati un in grafico, mentre il più elevato, quasi il 9 per cento del Pil è quello degli Usa, seguiti dalla Gran Bretagna, un deficit strutturale a quasi l'8 per cento del Pil, del Giappone, oltre il 6 per cento, e poi Francia, Canada, Germania e Italia.
In un'altra tabella, sempre citando dati Ocse, la Bri elenca i rapporti debito-Pil dei maggiori paesi avanzati e le previsioni di questa voce anche sul 2012. Da anni in Italia ha superato il 100 per cento ma se nel 2002 erano solo 4 i paesi a superare questa soglia (Italia, Belgio, Grecia e Giappone) nel 2012 avranno raggiunto quota 8 (ai suddetti si aggiungono Usa, Francia, Portogallo e Irlanda). Ad ogni modo anche il debito-Pil italiano esce peggiorato da questa crisi, dal 112,8 per cento del 2007 toccherà il 129 per cento quest'anno, secondo la Bri, per poi attenuarsi al 128,4 per cento nel 2012. Il valore più elevato resta quello del Giappone, con un debito pil al 218,7 per cento atteso sul 2012.
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