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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2011 alle ore 07:58.

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NEW YORK - L'America ha dunque gettato il peso del suo voto nella partita per il Fondo monetario ed è passata Christine Lagarde, la scelta migliore sul tavolo. Per diradare i fumi di quella che è stata una polemica inutile in una parte della stampa europea – e cioè se l'Europa meritasse davvero la poltrona – è intervenuta la dichiarazione di voto cinese, attenzione, prima di quella americana di ieri, favorevole a un candidato come la Lagarde. I pregi: quello di essere una donna. Il messaggio per quella parte del mondo afflitta da leggi bigotte contro l'emancipazione femminile è potente. Molto più di quello che si sarebbe inviato se la poltrona fosse andata, tanto per fare un esempio, al preparatissimo ministro delle Finanze di Singapore Tharman Shanmugaratnam. Ma Christine Lagarde non è solo la prima donna a guidare una delle quattro istituzioni multilaterali nate dalle ceneri della Seconda guerra mondiale (Banca mondiale, Onu e ora Wto). È anche il miglior candidato per la sua preparazione e formazione: è stato ministro del Commercio estero e dell'Economia, prima ha lavorato in uno dei più importanti studi legali americani fino a diventarne il capo. Nessuno degli altri candidati aveva una preparazione sui tre grandi fronti per la gestione dell'economia di mercato, il commercio, la finanza, la giurisprudenza.

C'erano poi le critiche all'Europa, all'arroganza francese e alla continuità di un accordo informale stipulato nel primo dopoguerra per garantirsi la guida delle istituzioni economiche, oggi non solo datato ma condito dalle palesi debolezze strutturali europee. Ma Washington ama sottolineare che la struttura azionaria del Fondo monetario, è trasparente. E a contarle le azioni dei Paesi europei valgono il 34,34% del capitale dell'istituzione, una maggioranza relativa di gran lunga superiore al 16,78% degli Stati Uniti. Comunque sia, insieme i due blocchi fanno il 51,12% del capitale. Che queste ripartizioni siano giuste o sbagliate è irrilevante. O meglio, c'è stato un dibattito in materia: e gli Usa sono scesi da oltre il 18% al 16.78. Altri Paesi, la Cina, ma a suo tempo anche l'Arabia Saudita, ad esempio, hanno visto la loro percentuale aumentare. Il riallineamento delle quote ha una sua procedura e un suo corso molto complesso per la determinazione della graduatoria, che premia l'"anzianità". Uscire dalle regole per entrare nella "politica" anche al Fondo è pericoloso: le Nazioni Unite hanno una rotazione "regionale" per i segretari generali e nessuno ha un "voto" di maggioranza. Ma la saggezza dei padri fondatori a Bretton Woods ha guardato lontano e ha preferito far sì che le azioni si contassero per evitare che il peso di San Marino fosse identico a quello della Cina, come succede al Palazzo di Vetro.

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