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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2011 alle ore 07:35.

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Sul banco degli accusati ci sono sempre loro, le Big Three anglosassoni, Standard & Poor's, Fitch e Moody's. Le tre grandi agenzie di rating, i cui giudizi sembrerebbero condizionare in maniera eccessiva i mercati finanziari, sono da tempo nel mirino delle istituzioni europee, desiderose di attuare una riforma restrittiva nel settore.

Una proposta regolamentare, in verità, è in consultazione da tempo. A confermarlo è stato lo stesso Commissario Ue al mercato interno, Michel Barnier, che nei giorni scorsi però ha deciso di stringere i tempi. L'obiettivo è quello di pubblicare la proposta già dopo la pausa estiva.

Ma quali sono i pilastri della riforma? La Commissione starebbe lavorando a una bozza che prevede criteri più stringenti sulla produzione di giudizi relativi ai rating sovrani, maggiormente esposti, negli ultimi tempi, alle speculazioni dei mercati. Su questo fronte, l'idea è di aumentare dalle attuali 12 ore a 3 giorni il preavviso obbligatorio con cui l'agenzia è tenuta a comunicare all'emittente la variazione sul rating. Un'ipotesi di modifica che, se da una parte garantisce agli Stati di non subire a freddo i cambi di giudizio sulla bontà del proprio debito, d'altra parte viene mal vista dagli istituti perchè rischierebbe di minare l'indipendenza e la tempestività dei rating, generando così maggiore incertezza tra gli investitori.

Altro punto caldo riguarda la responsabilità delle agenzie. La Commissione Ue vorrebbe introdurre uno standard europeo di responsabilità civile per le società di rating. Chi sbaglia rating, insomma, paga. Una mossa che dovrebbe evitare il ripetersi di scenari come quello del settembre 2008, quando Lehman Brothers veniva giudicata come solida (rating A) nei giorni di poco antecedenti il tracollo. Le critiche, tuttavia, anche su questo fronte, non mancano. Secondo le agenzie, contrariamente agli obiettivi dell'Ue, una riforma simile avrebbe un effetto contrario a quello desiderato. Le 'tre sorelle' sarebbero infatti incentivate a emettere giudizi più restrittivi per gli emittenti di titoli di debito più rischiosi. Oppure finirebbero, più semplicemente, per ridurne il numero.

Infine, cardine decisivo della riforma dovrebbe essere la creazione di una Agenzia di rating europea. Francia e Germania in verità ne parlano da tempo, a partire dai mesi più critici della crisi finanziaria del 2008, quando il peso delle Big Three divenne troppo ingombrante. Oggi, però, i tempi sembrano essere diventati maturi. L'obiezione mossa dalle agenzie, in questo caso, è che la promozione di una struttura nel Vecchio continente sarebbe interpretata come un condizionamento, verso gli investitori, a scegliere il rating 'europeo' come preferibile. La pressione indebita, insomma, sarebbe troppo forte e intaccherebbe il processo di scelta verso i giudizi di maggiore qualità.

luca.davi@ilsole24ore.com

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