Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2011 alle ore 07:33.

My24

Si allunga di giorno in giorno la lista delle opzioni sul tavolo dei creditori privati e dei politici europei per ristrutturare o rimodulare o riscadenzare i titoli del debito pubblico greco: dal roll-over alla francese al distressed exchange alla tedesca per finire al più classico buy-back. Con o senza default dichiarato dalle agenzie di rating, con o senza perdite contabili per i creditori privati, con o senza piccoli, medi e grandi benefici per i conti pubblici greci.

Dopo la riunione parigina di mercoledì, ieri è stato il turno di Roma per un incontro organizzato al ministero dell'Economia (per motivi logistici) dal presidente del Comitato economico e finanziario della Ue e direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, al quale hanno partecipato banche e compagnie di assicurazione europee, il managing director dell'IIF (Institute of international finance) Charles Dallara, alcuni tecnici della Bce, della Commissione europea e anche della Grecia.

Queste riunioni tecniche, che non hanno la finalità di raggiungere una decisione condivisa, servono per lo più a portare avanti un'accurata analisi dei costi e dei benefici di tutte le ipotesi allo studio, con il doppio obiettivo di garantire la sostenibilità del debito pubblico greco senza al tempo stesso mettere a rischio la solidità del sistema bancario europeo e senza provocare un fenomeno incontrollato di contagio sugli Stati europei più indebitati. Fonti vicine alla riunione di ieri hanno fatto sapere che oltre all'opzione francese del roll-over, che risolverebbe solo in minima parte il problema degli alti oneri sul debito pubblico greco (rinviando l'inevitabile taglio di almeno il 50% dello stock del debito pubblico greco), sono state analizzate altre due formule alternative: l'operazione classica del buy-back, che le banche vedono di buon occhio perché si tiene alla larga dall'evento del default e riduce automaticamente lo stock del debito pubblico greco, e la soluzione tedesca dello swap imposto ai creditori privati e quindi equivalente a un default sovrano, con vecchi titoli di stato sostituiti con nuovi bond con scadenze allungate di sette anni.

Quest'ultima soluzione, stando agli esperti del settore, potrebbe consentire alle banche di non contabilizzare una perdita in base ai principi contabili IAS 39 nel caso di valore del nominale e cedola invariate nello swap: resta però il problema del default delle agenzie di rating e del credit event come trigger dei credit default swap, due effetti a catena che ancora una volta ieri il presidente della Bce Trichet ha bocciato senza appello.

Le banche europee, attraverso l'Iif e non solo, hanno dichiarato pubblicamente di essere pronte a fare la loro parte: se il coinvolgimento dei privati dovesse divenire una condizione essenziale per mandare avanti il secondo pacchetto di aiuti alla Grecia, non sarà il mondo bancario a mettere i bastoni tra le ruote all'Eurogruppo e al Fondo monetario internazionale. Ma il nodo della questione riguarda la Grecia: vale la pena innescare il default, selective o restricted, delle agenzie di rating senza risolvere il vero problema che è quello della sostenibilità del debito pubblico greco? Fino a che punto conviene mandare in tilt il mercato europeo del debito pubblico e far vacillare il sistema bancario europeo solo per comprare tempo?

Commenta la notizia

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi