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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2011 alle ore 14:17.

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Pochi minuti dopo la pronuncia della sentenza. E già comincia il pressing sulla sospensione della condanna. Che resta ancora possibile pur in assenza della «sacrosanta», per il premier, norma, introdotta di soppiatto nella manovra finanziaria e poi rinnegata, che imponeva al giudice il congelamento delle pronunce al di sopra dei 20 milioni.

Niccolò Ghedini, l'ormai 'storico' penalista di Silvio Berlusconi, non ha dubbi: «la sentenza è la riprova, se ve ne fosse stato bisogno, che a Milano è impossibile, quando è anche indirettamente coinvolto il Presidente Berlusconi, celebrare un processo che veda l'applicazione delle regole del diritto. E se la Corte d'Appello non sospenderà l'esecutività della sentenza - prosegue l'avvocato del premier - tale prova sarà ancora più evidente. Comunque la Corte di Cassazione non potrà che annullare questa incredibile sentenza».

Scontata quindi la volontà di presentare ricorso, che verrà formalizzato nei prossimi giorni, in Cassazione, come pure la conseguente istanza per ottenere il blocco del pagamento dei 560 milioni. A decidere sarà il medesimo collegio della Seconda Corte d'appello di Milano presieduto da Luigi De Ruggiero. Ai giudici toccherà considerare se dall'esecuzione della condanna, in attesa del verdetto definitivo della Cassazione, Fininvest possa subire un «grave e irreparabile danno».

L'eventuale sospensione potrà essere accompagnata dall'obbligo di presentare una cauzione. Un po' come era avvenuto in primo grado quando, a fronte della condanna a un risarcimento ancora maggiore (750 milioni), gli avvocati di Fininvest e Cir concordarono che la holding di Silvio Berlusconi nulla dovesse pagare nell'immediato. A due condizioni però: la presentazione di una fideiussione e l'impegno a una sollecita definizione in appello della causa.

La fideiussione in favore del gruppo di Carlo De Benedetti venne prestata da un pool di quattro banche capitanato da Intesa San Paolo con Unicredit, Monte dei Paschi e Popolare di Sondrio. Come pure è stato rispettato l'impegno a raggiungere un verdetto di appello in tempi ragionevoli, circa un anno e mezzo, senza tattiche ostruzionistiche. Ora, si fa molto concreta la possibilità che Cir possa escutere la fideiussione che era stata avanzata per 800 milioni di euro, anche perché non è affatto detto che i legali di Cir questa volta non si mettano di traverso reclamando l'integrale pagamento del risarcimento dei danni.

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