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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2011 alle ore 15:10.

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Alle 10,55 di venerdì scorso il titolo UniCredit quotava attorno a 1,32 euro; alle 11,11 era già sceso a circa 1,25 euro. Un crollo repentino. Fulmineo, all'interno di un'esplosione di volumi. Si è arrivati a toccare, alle 11,05, picchi di 22 milioni di azioni scambiate, contro la media (ne 15 minuti precedenti) di 1,5 milioni di azioni. Un'orgia di denaro/lettera, replicata anche su altre banche, che ha messo in ginocchio il titolo. E che, visto il peso dei finanziari sul Ftse Mib, ha schiacciato tutta Piazza Affari.
Ieri, a mente fredda, esperti e analisti sono tornati sul luogo del delitto, tentando d'interpretare il fatto. Al di là di temi, già ampiamente dibattuti sul rischio-Italia per le banche e sulla vendita allo scoperto sfruttata dalla speculazione, la domanda è: come è nato, dal punto di vista tecnico, il vuoto d'aria?
Immancabile, vista la situazione d'incertezza, è comparso anche lo spettro del flash-trading.

Capro espiatorio o attore con ruolo di primo piano? «Per ora possono farsi solo ipotesi» risponde Stefano Marmi, docente di Sistemi dinamici alla Normale di Pisa e massimo esperto di microstruttura dei mercati. «Guardando il grafico di UniCredit, però, risulta chiara l'improvvisa esplosione dei volumi. Un indizio importante». Un segnale, rafforzato dalla mancanza di una particolare notizia sulla banca, «della possibile presenza di algo-trader».
Operatori ultra-rapidi che, seppure non hanno dato il là al movimento ribassista, possono aver contribuito ad amplificarlo. «Sulla scia di un ordine di vendita, anche ingente, l'attività sul millisecondo può creare problemi». In che modo? «Questi investitori sono impostati in modo da mantenere un'esposizione netta vicino allo zero». A fronte di un «sell» ingente, «l'esposizione può sbilanciarsi. Di conseguenza i software che li gestiscono esprimono migliaia d'ordini d'acquisto, tentando di incrociarli con quelli di altri trader ultra veloci. Ma senza trovarli». Il risultato? «Una continua ricerca di stabilità, con volumi altissimi e scarsa liquidità, che porta il titolo nell'abisso». Fino a quando, ad un livello molto basso, tornano gli acquisti.

Ovviamente, non è solo questione di migliaia di trading ultra rapidi. In un periodo di instabilità dei mercati, molti istituzionali impostano la loro attività in automatico, guardando all'analisi tecnica. Cioè, studiano i grafici dei titoli per individuare: o livelli di resistenza (un prezzo dove la statistica indica una pressione alla vendita); oppure, livelli di supporto (dove la pressione è all'acquisto).
Giocoforza, i cosiddetti stop-loss (prezzo cui viene dato l'ordine di vendere) sono spesso individuati allo stesso livello da molti e molti investitori. Risultato? Se il titolo "rompe" il supporto, può esserci la valanga di vendite.
Un'altra causa che ha amplificato la speculazione ribassista sui titoli. Speculazione che, sfruttando lo scoperto, dovrà prima o poi restituire i titoli. Allora, probabilmente, ci sarà un rimbalzo tecnico.

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