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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2011 alle ore 08:34.
di Marigia Mangano
Si mette in moto la macchina per portare nelle casse della Cir di Carlo De Benedetti i 560 milioni del risarcimento record a cui è stata condannata la Fininvest di Silvio Berlusconi nell'ambito del Lodo Mondadori.
La Borsa, complice l'andamento generale del listino e una sentenza in parte già «scontata» dal mercato nei mesi scorsi, preferisce non riconoscere ancora vinti e vincitori, mandando giù tutti i titoli coinvolti nella vicenda. E prima di decretare un giudizio definitivo aspetta la controffensiva legale del gruppo della famiglia del premier al bivio tra richiesta di sospensiva e pagamento immediato.
Parte l'iter del risarcimento
Ieri mattina i legali della Cir hanno chiesto alla cancelleria della seconda sezione civile della Corte d'Appello di Milano la copia autentica della sentenza con cui sabato Fininvest è stata condannata in secondo grado a versare 560 milioni di euro alla società della famiglia De Benedetti per la vicenda del Lodo Mondadori. L'istanza per ottenere la copia autentica del provvedimento, immediatamente esecutivo, è il primo passo di Cir per poi chiedere al pool di banche (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Mps e Popolare di Sondrio), che hanno prestato alla holding del Biscione una fideiussione di 806 milioni, il pagamento del risarcimento. Un paio di settimane, quindi, e il risarcimento dovrebbe passare nelle casse della Cir.
Sull'altro fronte Romano Vaccarella, Giorgio De Nova, Achille Saletti, Giuseppe Lombardi e Fabio Lepri, il pool di avvocati che segue Fininvest, sono al lavoro per valutare quale strada seguire. Ieri ci sarebbe stato un incontro ad Arcore che pare si sia tenuto anche alla presenza di Niccolò Ghedini, storico avvocato di Silvio Berlusconi, per mettere a punto la strategia processuale. Il nodo non è il ricorso in Cassazione, mossa già annunciata, piuttosto capire se ci sia spazio per ottenere la sospensione dell'esecutività immediata della sentenza. Solo contestualmente al ricorso Fininvest può presentare ai giudici d'Appello l'istanza per sospendere l'efficacia del provvedimento.
Ma deve dimostrare o che da tale pagamento «possa derivare un grave e irreparabile danno» alla Fininvest o che ci siano fondati dubbi sulla capacità della Cir di restituire il risarcimento se la Suprema Corte dovesse annullare il giudizio di secondo grado. Entrambe le tesi, tuttavia, appaiono secondo gli addetti ai lavori difficili da sostenere per la situazione patrimoniale «solida» delle due aziende coinvolte. Da qui l'impressione che Fininvest possa giocare d'anticipo e pagare direttamente la somma dovuta alla Cir, evitando così almeno di sborsare parte delle commissioni che dovrebbe versare agli istituti in caso di esecuzione della fidejussione. Del resto, secondo i dati disponibili, a fine 2009 figuravano circa 700 milioni in cassa e 950 milioni di affidamente a breve termine concessi dalle banche, ma ancora inutilizzati.
La Borsa cauta sui titoli
In attesa di vedere come andrà a finire, in Borsa ieri tutti i titoli legati alla Fininvest e alla Cir hanno perso terreno. Se per Mediaset (-3,82%) e Mondadori (-4,51%) hanno prevalso le vendite 'emotive', più difficile spiegare il forte calo di Cir (-7,21%). A ben vedere ‐ si spiega nelle sale operative ‐ il titolo Cir, come spesso capita in situazioni di questo tipo, aveva già scontato la sentenza favorevole, se si guarda al guadagno di oltre il 20% da inizio anno. Senza contare che sulla holding di De Benedetti sono posizionati molti investitori istituzionali (circa il 30% del capitale). Oltre a queste spiegazioni tecniche, c'è anche il fronte politico e i forti timori che una nuova norma «Salva Fininvest» riesca a fermare il pagamento della somma. Non va infine dimenticato che perché si arrivi a una sentenza definitiva si dovrà comunque attendere la Cassazione e quindi almeno un altro anno, anno e mezzo. Nell'attesa, gli analisti di Equita e Deutsche Bank confermano il consiglio di acquistare il titolo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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