Possiamo illuderci che il rimbalzino di ieri a Piazza Affari, in controtendenza con le altre Borse, sia dovuto a un ripensamento degli investitori. Il ribasso che s'era visto era eccessivo e quel che è troppo, è troppo. La cosa più probabile è che il troppo si sia preso una pausa.

Perché l'Europa s'è fatta sentire e forse la Bce ha comprato qualche nostro titolo; perché l'asta dei Bot è andata piuttosto bene, forse grazie alla Bce o alla Bank of China, come commentano gli scettici; perché a Roma Governo e opposizione si sono resi conto della gravità della situazione. Sta di fatto che qualche segno di miglioramento ha provocato in tarda mattinata una serie di reazioni 'tecniche'. Lo spread tra Btp e Bund, dopo aver toccato il massimo a 357 punti, ha cominciato a ridursi e un investitore avrebbe pure venduto credit default swap sui titoli di stato. La vendita di Cds equivale a un acquisto di Btp e ciò sarebbe bastato a far cambiare umore e direzione al mercato.

Lo strano è che, mentre le quotazioni dei Btp e dei titoli finanziari hanno iniziato a salire, sono cresciuti anche i prezzi dei Cds: sul debito e sulle banche (44 centesimi per UniCredit a 296). Quella che pare una contraddizione, si spiegherebbe con la decisione di alcuni investitori di non insistere al ribasso, vendendo i titoli, ma di tutelarsi attraverso i cds. Non è escluso che in questo senso si siano mossi anche investitori italiani. Alcuni gestori di fondi hanno preteso la restituzione dei titoli bancari dati a prestito (per essere venduti al ribasso da altri investitori) e ha preso corpo una specie di moral suasion per convincere altri istituzionali a fare lo stesso. Quella che potremmo definire non più di una limitata reazione tecnica ha in ogni caso contribuito ad attenuare il panico. Forse anche presso insospettabili investitori, come le Fondazioni bancarie, se fosse vero che alcune di queste s'erano distinte lunedì nel vendere attività finanziarie, come ha rilevato la Consob.

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