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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2011 alle ore 06:42.

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MILANO
La famiglia Besnier piazza un suo uomo di fiducia sul ponte di comando di Parmalat. Da Lactalis, il colosso d'Oltralpe che ha conquistato il gruppo lattiero che fu di Calisto Tanzi, arriva a Collecchio, come amministratore delegato, Yvon Guerin. E non sarà l'unica novità: in Parmalat ci sono ancora caselle strategiche e al momento scoperte, come quella del direttore finanziario, che vanno colmate e quindi la «francesizzazione» di Parmalat potrebbe non finire qui.
Una carriera tutta interna, Guerin, chiamato a raccogliere la non facile eredità di Enrico Bondi, è attualmente direttore generale della divisione Lait Crèmerie&Nutrition, che fattura 3 miliardi di euro, al momento. Dopo il dietrofront su Antonio Sala, il numero uno di Lactalis in Italia e ritenuto il candidato più papabile alla guida di Parmalat, la scelta è caduta su un manager francese. Dopo il terremoto sul gruppo di Collecchio, con la calata di Lactalis, la garanzia dell'«italianità» e dei rapporti con le istituzioni del Paese, è tutta affidata nelle mani di Franco Tatò, il manager con la fama di duro e un passato di incarichi ad alto livello (dalla Fininvest, all'Enel a Rcs).
I francesi neo-proprietari in Parmalat (venerdì scorso si è chiusa l'Opa sulla società che li ha proiettati oltre l'80% del capitale) hanno optato per una figura più organica alla famiglia e alla Francia (anche se Guerin parla correttamente italiano, informa l'azienda). Dopo otto anni di gestione Bondi sarà dunque uno straniero a prendere in mano le redini del più grande gruppo alimentare italiano, per la prima volta nella storia dell'azienda, nata nel 1961 a Collecchio da una bottega di famiglia: l'anno scorso Guerin ha gestito per Lactalis l'integrazione con la spagnola Puleva, un'esperienza che probabilmente ha fatto pesare l'ago della bilancia per la sua nomina. Il primo appuntamento ufficiale per il nuovo ad sarà la fine del mese: il 28 luglio è prevista una riunione del board per i conti di metà anno.
Ieri, secondo quanto si è appreso, il consiglio di amministrazione ha solamente discusso della nomina dell'ad. Ma da qui ai mesi a venire di nodi sul tappeto non mancano: innanzitutto c'è da capire se il ricambio di manager arriverà più in profondità. È tuttora scoperta la poltrona del direttore finanziario: Luigi De Angelis si è dimesso il 24 giugno, ma lo si è appreso solo una settimana dopo, alla prima riunione del cda targata Lactalis. Un sostituto va trovato e c'è chi pensa, ma al momento è pura speculazione, che possa essere un altro francese, quell'Olivier Savary, il consigliere che si è dimesso pochi giorni fa dal cda Parmalat per lasciare libero un posto e favorire la nomina dell'ad Savary è attualmente il direttore finanziario di Lactalis e potrebbe avere l'identikit ideale per l'incarico. Ma c'è già chi guarda avanti: in Parmalat molti si chiedono se a questo punto verrà confermato il direttore generale Antonio Vanoli che, dopo Bondi, è stato l'altro uomo forte della gestione straordinaria (con un compenso, tra l'altro, molto più alto di quello del manager aretino uscito di scena a fine giugno).
Mentre l'attenzione è rivolta al possibile risiko delle nomine, sul medio periodo l'obiettivo di Lactalis sarà quello di modificare lo statuto del gruppo italiano, indispensabile per poter procedere col piano, annunciato nel prospetto di Opa, di voler fare di Parmalat il polo europeo del latte confezionato. Dopo giorni di ribassi, iniziati con la fine dell'Opa (2,6 euro), ieri il titolo Parmalat ha invertito rotta risalendo del 2,5% a 2,46 euro. Sul mercato, tra analisti e broker, la sensazione tuttavia è che il titolo sia destinato a scendere, e rapidamente, perso ormai ogni appeal speculativo, per allinearsi al valore dei warrant in circolazione (ieri a 1,36 euro).
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