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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2011 alle ore 08:26.
Modifica dopo modifica al testo iniziale della manovra, il giusto compromesso sull'imposta di bollo che grava sul deposito titoli sembra essere vicino. Gli ultimi emendamenti presentati ieri dal relatore disegnano una tassa dagli effetti più progressivi sugli investitori pur salvaguardando il gettito, anzi aumentandolo leggermente rispetto a quello indicato nella relazione tecnica originaria.
Elemento chiave della nuova stesura è l'esenzione da ogni rincaro per coloro che sul dossier presso la banca hanno in giacenza attività per un valore inferiore ai 50mila euro: questi continueranno a versare l'equivalente di 34,20 euro annui come è avvenuto fino a ora. I cambiamenti avranno impatto invece a partire da questa soglia e sono sostanzialmente tre le nuove fasce ideate.
Sui conti con giacenza compresa fra 50mila e 150mila euro il bollo salirà a 70 euro annui nell'immediato e a 230 euro dal 2013; su quelli con titoli del valore compreso fra 150mila e 500mila l'onere salirà prima a 240, poi a 780 euro; oltre questo livello si pagheranno invece 680 euro fino al termine del 2012 e 1.100 successivamente.
Certo, il bollo continuerà a gravare sempre di più in proporzione per chi ha pochi titoli sul deposito: il caso limite di mille euro (al di sotto del quale non si deve versare niente) implica sempre un peso del 3,42% rispetto alla giacenza, onere che generalmente diminuisce al crescere dei titoli in portafoglio. I più abbienti verranno però colpiti in modo maggiore dalla misura, basti pensare che l'impatto su chi ha 500mila euro in portafoglio passerà dagli attuali 0,007% allo 0,22 per cento.
Al tempo stesso, in base alla relazione tecnica, gli incrementi previsti dell'imposta di bollo indicati dall'emendamento determineranno un recupero di gettito su base annua di circa 897 milioni di euro per i primi due anni e di poco superiori ai 2,5 miliardi a regime, 125 milioni in più rispetto alla stesura originaria.
Entrate che dovranno poi essere verificate alla prova dei fatti, perché a una prima occhiata la nuova rimodulazione delle fasce del superbollo non esclude comportamenti elusivi (se pur leciti) da parte degli investitori: chi ha titoli per poco più di 500mila euro potrebbe infatti in via teorica suddividerli in almeno dieci nuovi depositi versando di fatto (spese di mantenimento a parte) poco meno di 400 euro annui anziché 1.100.
Allo stesso modo, chi ha poco meno di 100mila euro in titoli di stato o azioni potrebbe risparmiare oltre il 70% delle spese (64,4 euro invece di 320 euro) scegliendo di aprire due dossier differenti. Da domani, c'è da giurarci, i più abili saranno già all'opera con la calcolatrice per ottimizzare il portafogli e versare il meno possibile nelle casse del Tesoro.
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