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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2011 alle ore 09:39.

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ROMA. «Complessivamente possiamo considerarci soddisfatti» Fabrizio Saccomanni, direttore generale di Bankitalia commenta così l'esito delle prove di stress per i cinque gruppi italiani che hanno partecipato all'esercizio del 2011. UniCredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, Banco Polare e Ubi Banca hanno superato con ampio margine la soglia di riferimento: per essere promossi a livello europeo era necessario disporre di un Core tier 1 (rapporto tra capitale di più elevata qualità e le attività ponderate per il rischio) non inferiore al 5% dopo le perdite realizzate nello scenario avverso. Ebbene, la media ponderata del Ct1 per i 5 gruppi dopo lo stress, tenendo conto delle misure di rafforzamento patrimoniale decise entro l'aprile di quest'anno, sarebbe alla fine del 2012 del 7,3%.

Non basta: includendo anche ulteriori risorse patrimoniali, tra cui strumenti che non rientrano nella definizione di Core tier 1, il coefficiente medio dei gruppi italiani risulterebbe del 7,9 per cento. Con riferimento ai singoli istituti, il Ct1 post- stress sarebbe pari al 6,7% per UniCredit, all'8,9% per Intesa, al 6,3% per Mps, al 5,7% per Banco Popolare al 7,4% per Ubi. Contando le ulteriori misure, dette di 'mitigazione', i risultati sarebbero, nell'ordine:7,2%;9,2%;8,8% 6,2% 8,1%.

Saccomanni ha poi sottolineato che occorre considerare il fatto che «lo scenario di quest'anno era più severo rispetto a quello dell'anno scorso». Il quadro avverso ipotizzato per il nostro Paese prevede infatti una flessione del Pil rispetto alle tendenze attuali di ben 3,6 punti percentuali nel biennio, tassi a lungo termine che passano dal 4,1% al 5,9%, tassi a breve che salgono dall'1,1% al 3,1% e una caduta dei valori di borsa del 15 per cento. I risultati degli stress test europei, ha detto il direttore generale di Bankitalia confermano che le banche italiane «hanno margini sufficienti per assorbire ulteriori peggioramenti delle condizioni di mercato, grazie alla loro prevalente natura di banche radicate nell'economia reale e sul territorio».

Saccomanni, che era accompagnato dal vicedirettore generale Anna Maria Tarantola e dagli esperti della Vigilanza, ha sottolineato come i test confermino la validità «della nostra iniziativa di richiamare le banche a muoversi per tempo nello sforzo ricapitalizzazione». I test mostrano infatti una migliore capacità di resistenza alle prove ipotizzate da parte dei gruppi italiani rispetto alla media Ue (per le banche italiane il valore di partenza a fine 2010 è del 7,4 e quello di arrivo del 7,3%; per la media europea lo stress comporta una riduzione dall'8,8% iniziale al 7,7%).

Ciò si verifica per due motivi: il primo è il rafforzamento patrimoniale deciso all'inizio del 2011 da parte di molte banche italiane; il secondo fattore è che sui bilanci delle aziende di credito nostrane pesano più gli effetti dell'economia reale che quelli delle fluttuazioni finanziarie e i problemi derivanti dall'attività di trading. Per le banche italiane le ipotetiche perdite sul portafoglio di negoziazione, in buona parte dovute all'aumento del rischio sovrano, rappresentano una quota contenuta (meno del 10%) delle perdite complessive nello scenario di stress. Il peso delle esposizioni sovrane sul totale attivo di questi intermediari è di circa l'8%.

A conclusioni analoghe pervengono i calcoli fatti all'Abi, che ha stimato lo scarto esistente a fine esercizio cioè nel 2012 fra lo scenario tendenziale e quello di stress per le banche con un attivo superiore ai 100 miliardi di euro. Dai calcoli si ricava che sui bilanci del campione delle aziende di credito italiane la 'batosta' ipotizzata ha un impatto inferiore: le banche italiane mostrano cioè una maggiore resistenza allo stress e la flessione da 'avversità' rispetto allo scenario tendenziale è dell'1,3% contro il meno 2,6% delle tedesche e il meno 2,8% delle banche inglesi. Molto soddisfatto il presidente dell'Associazione bancaria, Giuseppe Mussari: «Le banche italiane hanno superato con margini ampiamente positivi un esame impegnativo, confermando di essere solide e pronte ad affrontare il futuro, anche nell'eventualità di un severo peggioramento del ciclo economico, come nello scenario ipotizzato dall'Eba».

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