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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2011 alle ore 08:06.

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FRANCOFORTE - Da giorni ormai funzionari degli Esteri e del Tesoro dei 17 Paesi della zona euro stanno negoziando alacremente una qualche forma di salvagente per evitare il tracollo della Grecia, e tentare se possibile di creare un cuscinetto sanitario intorno al Paese mediterraneo in grave crisi debitoria. Le riunioni si susseguono nervosamente, anche perché le trattative si stanno svolgendo su tre piani diversi: tra Paesi della zona euro, tra i governi e le banche, tra l'Eurogruppo e la Banca centrale europea. Nuove discussioni sono previste questa mattina a ridosso del vertice tra capi di Stato e di Governo che si svolgerà nel pomeriggio.

Alla base delle trattative vi è la conclusione dell'ultima riunione dei ministri finanziari della zona euro l'11 luglio scorso. Il comunicato in quella circostanza apriva la porta a un ampliamento delle attribuzioni del fondo di stabilità Efsf, nel tentativo di trovare un modo per ridurre l'ammontare del debito pubblico greco.

La chiave è assicurare al pacchetto la partecipazione degli investitori privati. La richiesta giunge dalla Germania, sostenuta dall'Olanda e dalla Finlandia. Il cancelliere Angela Merkel si è arreso all'idea che il contributo sia volontario, per evitare un evento creditizio. Il problema è organizzare un contributo di questo tipo che sia credibile.

Banche e governi hanno messo a punto un documento che prevede almeno tre misure, tutte relative al periodo luglio 2011-luglio 2014. La prima parla del rinnovo di titoli greci per un periodo di cinque anni con un rendimento annuo del 5,5 per cento. La seconda stabilisce il rinnovo delle obbligazioni per un ammontare pari al 70% del valore e su 30 anni.

La terza misura è quella di un buy-back. L'idea stessa di dare alle banche tre diverse possibilità è un modo per assicurarsi che l'operazione appaia volontaria. L'idea di un riacquisto di obbligazioni greche sul mercato gode del favore di molti Paesi e della stessa Bce, che lo ha confermato ieri per bocca di Jürgen Stark, membro del comitato esecutivo.

Il problema è che il buy-back non è facile da organizzare. Il fondo di stabilità Efsf non può effettuarlo perché non glielo consente lo statuto. Chiedere alla Grecia di effettuare il riacquisto dei propri titoli rischia di scatenare un fallimento agli occhi delle agenzie di rating. Si discute quindi della possibilità di affidare il compito a un nuovo veicolo finanziario.

Ieri sera, prima di una nuova riunione preparatoria, l'idea era di mettere a punto un pacchetto che comprenda tutte queste diverse misure, a cui si potrebbero aggiungere altri tre filoni: l'aumento della maturità dei prestiti alla Grecia, messi a disposizione nel 2010, e una riduzione del loro tasso d'interesse, così come la possibilità per l'Efsf di emettere linee di credito a tutti i Paesi che ne facciano richiesta, non solo a quelli oggetto di un programma di aggiustamento dei conti pubblici.

Nei giorni scorsi è spuntata anche un'altra possibilità: vale a dire una nuova tassa bancaria, con la quale finanziare gli aiuti alla Grecia. Questa imposta avrebbe il merito, agli occhi dei governi, di garantire il contributo degli investitori privati senza rischiare un fallimento del Paese. In questo caso, questa soluzione potrebbe sostituire (almeno in parte) le altre opzioni ideate per garantire il coinvolgimento del settore privato.

La stessa Banca centrale europea accetta questa ipotesi, proprio perché consentirebbe di evitare il tanto temuto default. Si tratta per la Bce di un cambiamento d'opinione. Qualche settimana fa il presidente Jean-Claude Trichet aveva criticato l'idea di nuove imposte perché avrebbero messo a rischio la competitività del settore bancario europeo.

Quando i capi di Stato e di Governo saranno chiamati a decidere quest'oggi, ognuno di loro tenterà di trovare il mosaico di opzioni più utile che gli permetta di far quadrare il cerchio: salvare la Grecia tranquillizzando però anche la propria pubblica opinione sui costi dell'operazione per il contribuente e sul ruolo degli investitori privati.
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