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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2011 alle ore 08:06.

Una boccata d'ossigeno provvisoria o un mutamento di scenario? Gli effetti anche per i piccoli risparmiatori e per gli investitori più evoluti del cosiddetto "piano Marshall" per la Grecia saranno più chiari nei prossimi giorni. Già nelle prossime ore i mercati finanziari forniranno un responso più completo delle fiammate di Borsa o del restringimento degli spread, andate in scena ieri, sull'onda dei rumors provenienti da Bruxelles.
Le opinioni a caldo degli operatori sono improntate alla cautela: se è vero che è stata affidata all'Efsf, il fondo "salva-Stati", maggior agilità di intervento per intervenire sulla crisi greca e compensare le criticità dell'Eurosistema, c'è chi non esclude che altri Paesi europei si troveranno in futuro a dover ristrutturare il proprio debito. O che altri possano essere contagiati. Poi c'è la crisi Usa: il presidente Obama e i repubblicani giudati da John Boehner sono impegnati in un braccio di ferro, il cui esito positivo non è garantito; con un inedito rischio di default per il Tesoro statunitense.
Oltre ai punti di domanda, l'accordo di ieri qualche elemento di certezza l'ha fornito: in primo luogo sulle valute. Secondo molti osservatori il rimbalzo registrato ieri dall'euro sul dollaro potrebbe non essere episodico ma rappresentare un'inversione di tendenza; tra l'altro un biglietto verde più debole favorirebbe le esportazioni Usa e quindi l'economia a stelle e strisce, l'unica in grado di fare da traino anche al Vecchio Continente.
Di minor respiro la soddisfazione per gli istituti di credito europei: oggi tirano un sospiro di sollievo, per non essere stati obbligati da Bruxelles a intervenire nel salvataggio greco. Ma la loro redditività è attesa in calo, così come i dividendi, circostanza che non farà felici gli azionisti delle banche.
Altra certezza per il popolo dei risparmiatori riguarda i prodotti finanziari che verranno loro proposti: sono in molti a scommettere che le esigenze patrimoniali delle banche europee, e italiane in particolare, spingeranno al collocamento allo sportello di molti bond bancari o altri strumenti di risparmio gestito come le polizze Vita. Toccherà ai singoli investitori valutare con attenzione la convenienza dei bond i questi titoli, confrontandoli con i titoli di Stato sia per quanto riguarda la cedola che sotto il profilo della liquidità.
Ma la vera lezione della recente crisi sui titoli sovrani europei è la rimodulazione del rischio: molti operatori sottolineano che nell'epoca post-Lehman, appare quanto meno inappropriato affidare il ruolo protettivo del capitale alle obbligazioni (anche governative e di buon rating) e alle azioni una funzione più aggressiva. I portafogli necessariamente devono gestire più rischio e diventano quindi più complessi.
marco.loconte@ilsole24ore.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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