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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2011 alle ore 09:27.

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Nel migliore dei mondi possibili dal punto di vista dei mercati, il famigerato "Psi" (private sector involvement) e cioè il coinvolgimento dei privati, non sarebbe dovuto entrare nel secondo pacchetto di aiuti alla Grecia. Se non altro per scongiurare l'effetto-domino derivante da una dichiarazione di default, selective oppure restricted, da parte delle agenzie di rating sulla Grecia e sui titoli di Stato greci. Ma le cose non sono andate così. La partecipazione «volontaria» delle banche al nuovo sostegno finanziario ad Atene ha occupato un posto di tutto rilievo nel comunicato diramato giovedì sera dai capi di Stato e di Governo. Il contributo "netto" del sistema finanziario è stato calcolato e già annunciato ufficialmente come pari a 106 miliardi tra il 2011 e il 2019: una cifra che, stando alle prime analisi circolate sui mercati, è sembrata spalancare la porta all'arrivo della temuta "D" sul debito greco perchè equivalente alla perdita incassata dai creditori privati e al risparmio per le casse dello stato greco. Fitch, la sola agenzia di rating a uscire allo scoperto ieri, ha raggelato il mercato confermando la sua posizione con un comunicato diramato attorno a mezzogiorno: se i privati dovessero accusare una perdita, ipotizzabile al 20%, per la Grecia sarà "restricted default" e per i bond greci scatterà il "default". Anche se solo temporaneamente.

I nuovi titoli di stato greci che entreranno nel portafoglio delle banche sostituendo i vecchi bond in scadenza tra il 2011 e il 2014, tramite scambio o roll-over, dovrebbero in effetti comportare una perdita attorno al 20%-21%, che è la stima derivante dai calcoli dell'Iif (the Institute of International Finance che sta mettendo a punto per conto delle banche la proposta di condivisione "volontaria" delle perdite nel caso di ristrutturazione). In questa eventualità, e cioè di una perdita secca per i creditori il default è inevitabile. Le agenzie di rating fanno essenzialmente un lavoro: valutano la capacità di un debitore di rimborsare puntualmente e integralmente i propri debiti e la probabilità che i creditori non recuperino al 100% il proprio capitale oppure non ricevano tutti gli interessi concordati.

Fitch ha così confermato in pieno ieri la linea già nota al mercato e ai politici europei e preannunciata con largo anticipo lo scorso 6 giugno: nel caso in cui lo scambio o il roll over dovessero comportare una perdita per i possessori dei bond greci (banche e investitori) del 20% «come sostenuto dall'Iif», per la Grecia scatterebbe il "restricted default" (in quando inadempiente e insolvente su una parte dei debito pubblico e non sull'intero stock) mentre sui titoli di stato greci in scadenza e oggetto della rimodulazione (allungamento delle scadenze e abbattimento delle cedole) verrebbe dichiarato il "default". Questo declassamento, tuttavia, avrebbe una natura temporanea, hanno confermato gli analisti di Fitch perchè durerebbe tanto quanto l'exchange oppure il roll-over: a operazione ultimata la Grecia trarrebbe un beneficio con una riduzione dell'onere del servizio del debito e quindi il suo rating verrebbe rivisto al rialzo e promosso pur rimanendo nella categoria dei livelli speculativi. La posizione di S&P e Moody's, stando agli esperti del settore, potrebbe non discostarsi molto da quella di Fitch.

Sulla temporaneità della "D", già ieri alcuni analisti hanno ricamato scenari possibilisti: il fatto che il default di Fitch, circoscritto (restricted) oppure no, possa durare solo qualche settimana o addirittura qualche giorno potrebbe dare alla Bce un certo spazio di manovra per allentare la sua posizione, finora rigidissima e intransigente come è giusto che sia per una banca centrale: in teoria i titoli di Stato contrassegnati dalla lettera "D" non possono essere accettati come garanzia collaterale nelle operazioni di rifinanziamento. Ma se il default dovesse durare qualche settimana? Ciaran O'Hagan di Société Générale ritiene che il rating SD (S&P), RD (Fitch) e C (Moody's) avverrà solo nel momento dello scambio e sui vecchi titoli: e ha ricordato che il 16 maggio del 2003 l'Uruguay fu declassato a SD da S&P e rimosso da quel rating il 2 giugno, ultimato lo scambio di tipo "distressed" (con perdita) dei titoli di stato. «Il default della Grecia ci sarà ma durerà pochissimo - ha rimarcato - sarà risolto in una questione di settimane, giorni o addirittura ore». Senza contare che il comunicato diramato dai capi di Stato ha assicurato che i titoli di Stato greci potranno godere di uno speciale "credit enhancement" che il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ha quantificato pari a 35 miliardi: non è escluso che il prezzo di mercato dei nuovi titoli di Stato greci risulti superiore alle attese, grazie a questo lifting. Scongiurando totalmente il rischio-default.

isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

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