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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2011 alle ore 21:12.
È di quasi 1,4 miliardi il passivo patrimoniale della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, che controlla il gruppo ospedaliero milanese fondato da don Lugi Verzè. Il dato (tabella in alto) è stato calcolato dal Sole-24 Ore sulla base della relazione sulla situazione al 31 marzo 2011 redatta dal revisore Deloitte per un eventuale piano di ristrutturazione.
La parte più consistente del passivo è quella relativa ai debiti, che ammontano a 945,3 milioni (compresi i 30,3 di fondo rischi e oneri). Si tratta però soprattutto (per 511,5 milioni) di debiti verso fornitori. Di questi, quasi 370 milioni derivano da fatture scadute, ossia emesse dal fornitore ma non pagate entro il termine dei 90 giorni abituale in campo sanitario. In particolare, 102 milioni risultano scaduti da 180 a 360 giorni e altri 105 milioni da oltre un anno. Il gruppo non provvede al regolare pagamento delle fatture nemmeno verso la Laboraf, il suo laboratorio di analisi cliniche, che al 31 marzo presentava 57,3 milioni di crediti commerciali verso la Fondazione accanto a un fatturato di appena 8 milioni nello stesso trimestre.
I tempi medi di pagamento del San Raffaele si attestano in altre parole tra i 400 e i 500 giorni dalla data di emissione delle fatture da parte dei fornitori, che si configurano come i veri finanziatori dell'attività economica. Non a caso i debiti finanziari sono meno della metà di quelli verso i fornitori (215,4 milioni) e sono rappresentati per 165,5 milioni da un finanziamento Bei a tasso fisso del 5,529%, della durata di ventidue anni, erogato nel 2007 da un pool di banche e impiegato per estinguere un altro debito. In pratica il prestito Bei è un mutuo assistito da ipoteca di primo grado sugli immobili di Via Olgettina e Cologno Monzese (valutati 244 milioni in totale) ed è collegato a dei convenants (clausole) che risultano in parte non rispettati.
A queste voci vanno poi sommate quelle relative ai conti d'ordine e ai crediti dubbi. I conti d'ordine sono debiti potenziali e garanzie prestate e ammontano a oltre 396 milioni. Tra di essi figurano 256 milioni di impegni per l'acquisto in leasing di immobili e attrezzature e oltre 89 milioni di debiti finanziari verso società di factoring per crediti ceduti pro-solvendo (che la Fondazione è cioè obbligata a riprendersi in caso di mancato incasso da parte del factor). Le garanzie raggiungono i 51 milioni e sono a fronte di fidejussioni bancarie e assicurative a favore di terzi. Tra queste abbiamo inserito l'ipoteca da 17,5 milioni, non iscritta nei conti d'ordine, che grava sui terreni e su parte dei fabbricati di Salvador de Bahia, in Brasile. L'ipoteca è stata concessa a garanzia di finanziamenti bancari erogati al Monte Tabor Centro Italo-Brasileiro.
I crediti dubbi sono invece di ammontare più modesto: 37,7 milioni. Quelli verso il fisco, compresa la parte in contenzioso, ammontano a 28,7 milioni. Tra i crediti che presentano un rischio di esigibilità o evidenziano una perdita durevole di valore sembra figurino anche quelli immobilizzati verso il Monte Tabor Italo-Brasileiro, il San Raffaele Cittadella della Carità e la Joseph Foundation di Vaduz.
Tutte queste voci portano il passivo patrimoniale della Fondazione di don Verzè a un miliardo 379 milioni, cifra ben più elevata di quella finora circolata (circa un miliardo) che faceva riferimento soltanto alla voce debiti. Alla massa del passivo si contrappone un patrimonio netto risibile, livietato dai 10,2 milioni del 2010 ai 31,2 del primo trimestre di quest'anno per la rivalutazione complessiva di 62 milioni dei terreni ubicati in Brasile e del residence di Cologno e di 23 milioni della controllata Blu Energy (vendita di elettricità).
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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