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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2011 alle ore 08:16.

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Lo spettro agitato dai regulator europei rimane quello del divieto ma la via maestra per mettere "in sicurezza" il mercato degli Etf è la trasparenza. Ieri l'Esma, l'autorità europea dei mercati, ha sottoposto a pubblica consultazione alcuni indirizzi su una possibile futura regolamentazione degli Exchange traded funds (Etf). È il mercato di quella sorta di fondi d'investimento passivi - in Europa vale 318 miliardi di dollari – collocati in Borsa, nati per replicare l'andamento di un indice (azionario, obbligazionario e sulle materie prime). Ma che la moderna innovazione finanziaria ha spesso trasformato in prodotti complessi e rischiosi per gli investitori al dettaglio.
Nelle previsioni della vigilia si pensava che il regulator avrebbe proposto il bando degli Etf considerati più pericolosi (quelli sintetici o strutturati). Ma, in realtà delle 45 proposte sottoposte al vaglio del mercato – fino al 22 settembre – la gran parte vanno nella direzione di una maggiore disclosure. Presentando il documento, il commissario al mercato interno Michel Barnier ha continuato a far balenare l'arma del proibizionismo. «Potrebbe essere necessario per l'Esma - ha affermato – lanciare allarmi agli investitori al dettaglio intorno ai rischi di questi prodotti o limitare la distribuzione di certi fondi ai retail. In questo contesto l'Esma può aver bisogno di chiedere poteri appropriati». Prima, però, viene la disclosure.
I prospetti dei fondi dovrebbero innanzitutto distinguere gli Etf che replicano un indice acquistando un paniere di titoli sottostanti da quelli che, per risparmiare i costi di transazione, sottoscrivono un contratto swap con una banca. Ciò che espone il fondo ad un rischio di controparte che va esplicitato agli investitori così come le politiche seguite dall'Etf per il prestito degli strumenti finanziari compresi nel suo portafoglio.
È una fonte di ricavi ma può essere messa al servizio di operazioni allo scoperto che possono danneggiare i sottoscrittori-azionisti. Piena luce va poi fatta sulle strategie "attive" dei fondi, con l'obiettivo di sopravanzare la performance degli indici, tenendo comunque presente il tetto già posto dall'Esma all'effetto leva (non può essere promesso più di un doppio ritorno). Agli investitori dovrebbe poi essere consentito di dismettere le quote presso l'Etf in alternativa alla vendita in borsa.
«La trasparenza è benvenuta- ha commentato Gianluigi Gugliotta, segretario di Assosim (associazione degli intermediari negoziatori) - ma noi siamo contro ogni divieto tanto più che l'Etf può essere rischioso ma, normalmente, non è uno strumento complesso». Tanta attenzione si spiega con le performance degli Etf in Borsa. In controtendenza con il resto del listino il controvalore degli scambi nel primo semestre dell'anno è cresciuto del 5,1% al rispettabile ammontare di 42 miliardi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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