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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2011 alle ore 07:37.

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Se una volta il "safe haven" per eccellenza erano i Treasury americani, oggi siamo lontani anni luce da quell'era. L'incertezza sul debito sovrano sia in Europa sia negli States continua ad alimentare la corsa dei beni rifugio.

L'oro, ma non solo. Proprio ieri il franco svizzero ha raggiunto un nuovo massimo contro il dollaro a 1,801, e ha ricominciato a salire anche sull'euro (ritestando quota 1,158). A sostenere la marcia della valuta elvatica è soprattutto la debolezza altrui. Gli operatori, dapprima cauti, oggi si sbilanciano.

«Rivediamo al rialzo il nostro target sul franco svizzero – spiega Emmanuel Kragen, global economist & strategist, Exane Derivatives –. Il rapporto euro-franco dovrebbe restare nei prossimi 12 mesi nel range di 1,05-1,25, contro l'1,15-1,30 precedentemente stimato». Si tratta di un corridoio decisamente ampio, ma ciò riflette la volatilità che contraddistingue questa fase. «Sebbene la valuta elvetica sia cara, non riteniamo che il livello attuale del cambio rappresenti un driver ribassista dato che l'avversione per il rischio non si è ancora normalizzata – avvertono gli analisti di Exane –. Il franco svizzero appare, grazie agli eccellenti fondamentali dell'economia elvetica (debito pubblico pari al 47% del Pil, deficit di bilancio inferiore all'1%, saldo corrente in eccedenza), come l'unica valuta-rifugio tra quelle dei Paesi sviluppati».

Ci sono però due elementi di rischio da monitorare con attenzione. In primo luogo un eventuale intervento della Bns sul mercato dei cambi, in secondo luogo il livello record delle posizioni non commerciali lunghe sul franco. «È indubbio che una soluzione della crisi greca, che appare tuttavia poco probabile nel brevissimo termine – spiega ancora Kragen – penalizzerebbe il franco a favore dell'euro».

In altre parole, come sta accadendo anche sui bond e sulle Borse, anche il cambio con la valuta elvetica è molto correlato alla crisi di fiducia in atto sulla tenuta dell'euro, a cui si aggiunge la spada di Damocle che pende sugli Usa. Un'auspicabile soluzione delle crisi in atto potrebbe provocare un'altrettanto repentina discesa del franco svizzero nei confronti delle valute principali oggi in crisi. È del resto già successo in passato tra il 2005 e il 2007, quando il rapporto franco svizzero-euro passò dall'area 1,54 a 1,66.

Chi vuole comunque puntare sui titoli di Stato svizzeri, l'equivalente dei nostri BoT e BTp, si deve tra l'altro accontentare di un tasso di remunerazione vicino allo zero: il titolo ad un anno rende lo 0,72%, quello a 10 anni l'1,488% lordo (contro il 6% del BTp italiano).
I beni rifugio, valute e oro, vanno comunque maneggiati con cura. È facile bruciarsi nel tentativo di fare affari. Diverso è il discorso per chi sta cercando di diversificare il proprio portafoglio investendovi una piccola fetta di risparmio. Gestori e private banker consigliano di puntarvi il 5% del portafoglio, qualcuno si spinge ad indicare un 10 per cento. Investire sui cambi è possibile con le valute stesse o con titoli quotati in divisa estera (per i più sofisticati ci sono anche i contratti derivati).

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