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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2011 alle ore 08:03.

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Il falso problema del tetto sul debito americano è stato finalmente archiviato. Quello del disavanzo, liquidato con la pezza di un 'accordo quadro'. Resta (anche per l'Italia) il problema della crescita. In apparenza è insolubile. Fatti due conti dopo gli annunci trionfali dei politici a Washington, ieri gli investitori hanno chiamato il 'bluff', e da Milano a New York gli indici di Borsa sono caduti in verticale.

Nelle ultime settimane Barack Obama ha continuato a ripetere: «Senza un accordo sul bilancio le aziende non investiranno in nuovi posti di lavoro». Ma rimandare i tagli veri all'anno prossimo per accontentare i Tea Party serve a poco. Un anticipo di quasi mille miliardi deciso subito (per i prossimi dieci anni) e un 'impegno' a identificare altri 1.500 miliardi entro la fine del 2011 non è stato sufficiente. Il Grand Bargain di Obama, affossato dalle matricole Tea Party puntava a tagli fra i 4mila e i 6mila miliardi di dollari su base decennale. Ora siamo sotto il minimo: le promesse valgono poco. Vedremo a giorni se le agenzie per la valutazione del credito avranno il coraggio di procedere con un downgrading del rischio America.

Ma ormai quel che preoccupa è l'assenza di un pacchetto per la crescita. Ieri il colpo finale è venuto dall'indice manifatturiero (Ism), caduto a quota 50,9 contro un 55 atteso. Al di sotto di 50 si entra in contrazione. La settimana scorsa abbiamo visto che l'economia nei primi sei mesi del 2011 è cresciuta di appena lo 0,8% contro un circa +2% atteso. Per non parlare del tasso di disoccupazione, tornato al di sopra del 9 per cento. È chiaro: l'equazione tagli spesa/investimenti non basta più. Quando Bill Clinton e Alan Greenspan fecero un patto (tagli per 500 miliardi in cambio di una diminuzione dei tassi di interesse nel 1995) le aziende furono stimolate dall'aggressiva riduzione dei tassi che seguì. Ma oggi i tassi sono già a livelli minimi. Non solo. Gli interventi quantitativi della Fed per sostenere il mercato obbligazionario - 600 miliardi di dollari! - si sono esauriti un mese fa. Per la fine dell'anno spariranno altri mille miliardi di dollari per 100 milioni di americani in risparmi su contributi sociali, spalmati nel 2011. Che fare?

Da noi si potrebbero dare sfogo con le riforme strutturali proposte dal nostro giornale. Toglierebbero un tappo. Ma al Governo non se ne parla. In America, se ci fosse stato il 'Grand Bargain', le cose oggi sarebbero diverse. Ma la debolezza della politica è anche figlia della debolezza dell'economia. Il circolo è vizioso. Negli anni di Clinton/Greenspan, il circolo era virtuoso. Bernanke ha promesso un QEIII: ma se quello già finito ha portato a un tasso medio dello 0,8%, che potrà fare il prossimo? Ce lo chiediamo tutti.

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