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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2011 alle ore 08:02.

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Non c'è tregua. Raggiunto in extremis l'accordo sul debito pubblico statunitense, i dubbi sull'efficacia degli strumenti varati dalla Ue per aiutare i Paesi in difficoltà passati un po' in secondo piano, adesso il nuovo spettro che agita i mercati si chiama recessione, quella degli Stati Uniti. Il dato che ieri ha fatto tremare le Borse europee (-3,87% la chiusura del Ftse Mib a Milano), poi quelle americane e che ha spinto lo spread tra Bund decennali e Btp di stessa durata alla soglia record di 358 punti base (alle 17,48 di ieri) è l'indice manifatturiero americano Ism sceso a luglio da 55,3 a 50,9 punti, molto peggio delle attese, rivelando che l'industria manifatturiera negli Stati Uniti si sta fermando.

L'aspetto che allarma in uno scenario macroeconomico internazionale sono i sensori che mostrano come l'Italia in questo momento stia diventando molto più vulnerabile di altri paesi periferici, come la Spagna, e più esposta alle reazioni speculative anche quando l'origine non è un fatto specifico nazionale. La giornata di ieri era iniziata con il movimento rassicurante segnato da uno spread tra Bund e Btp in discesa sulla scia delle notizie sull'accordo negli States: da 323 punti in mattinata era passato verso le 12 a 315 punti. Questa settimana andrà finalmente meglio, veniva da pensare. In realtà il fatto che il differenziale restasse comunque ben al di sopra dei 300 punti lascia intendere che il mercato non è affatto convinto che possa tornare il sereno. Alle 16, con la pubblicazione del dato Ism, il delirio: lo spread ha ripreso a volare, sfondando i 350 punti e segnando un nuovo record dopo i 347 punti raggiunti poco più di una settimana fa. Ma è l'osservazione dei rendimenti che dà da pensare: il tasso sul Btp a 10 ha superato il 6%, attestandosi attorno a 6,04. Anche lo spread spagnolo ha raggiunto un record ieri, superando i 375 punti base: ma il rendimento sui Bonos decennali si è attestato a 6,20, dunque a meno di 20 punti base da quello italiano. Il rendimento del Bund, invece, è sceso fino a 2,45 per cento.

«La chiusura dello spread tra Italia e Spagna mostra che il mercato ha apprezzato l'apertura del governo Zapatero alle elezioni anticipate, dimostrando la capacità della politica spagnola di rinnovarsi per rilanciare la crescita ‐ commenta Sergio Capaldi, strategist di IntesaSanpaolo ‐. Segnale che invece la politica italiana non ha ancora dato con chiarezza». Lo spread tra Btp e Bund a 5 anni corre ancora di più del decennale, raggiungendo ieri 379 punti. «È un fenomeno comune anche in altri Paesi europei - commenta Capaldi - perché la preoccupazione è che gli Stati abbiano più difficoltà a rimborsare le scadenze brevi. Il rendimento dei Btp a 5 anni, comunque, è ormai allineato con i titoli spagnoli quinquennali». I forti timori mostrati ieri dagli investitori sono giustificati dal fatto che se va in recessione l'economia americana, l'intera economia mondiale rischia di andarle dietro. E allora addio agli sforzi di consolidamento fiscale: se la crescita va a zero il debito pubblico pubblico non farà che lievitare.

«Gli operatori ritengono che le previsioni della Federal Reserve e dalla Bce di una lenta ripresa nel secondo semestre siano state troppo rosee ‐ continua l'analista di Intesa ‐ e che i fattori temporanei che nel primo semestre avevano frenato la crescita non siano più tali. A questo si combinano i dati sull'andamento dell'inflazione negli Stati Uniti e in Europa, che mostrano una mancata crescita dovuta alla contrazione della domanda. Tutto ciò alimenta la preoccupazione che le politiche monetarie americana ed europea restino troppo espansive». Venerdì è atteso un altro dato considerato 'market mover', quello sull'occupazione statunitense: le previsioni sono tutt'altro che buone e questo fa pensare che sarà un'altra settimana di fuoco per i mercati. Intanto, secondo il Wall Street Journal, i vertici dell'eurogruppo stanno valutando se esentare Spagna e Italia dalla nuova tranche di aiuti da dare alla Grecia proprio a causa del livello elevato raggiunto dai rendimenti dei loro titoli pubblici in questi giorni.

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