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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2011 alle ore 08:11.

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TOKYO - Doppia mossa delle autorità monetarie giapponesi per cercare di frenare l'avanzata dello yen, che penalizza le esportazioni e mettere a rischio la ripresa economica: su mandato del ministero delle Finanze, questa mattina la banca centrale nipponica è intervenuta sul mercato dei cambi per acquistare rilevanti quantità di dollari, cogliendo un primo successo nello spingere momentaneamente il tasso di cambio da circa 77 a quasi 79 per dollaro (e di riflesso da quasi 111 a un passo da 113 sull'euro).

Una tendenza che ha aiutato la Borsa di Tokyo, che si è ripresa dal tonfo del 2,1% della giornata precedente per chiudere con un rialzo dello 0,23% a 9.659,18 punti. L'istituto centrale ha anche annunciato un nuovo allentamento della politica monetaria, pur confermando i tassi di riferimento allo 0,1%.

Questa volta non c'è stato un intervento concertato del G7, come accadde il 18 marzo scorso all'indomani dell'ascesa del cambio al massimo di tutti i tempi di quota 76,25 sul biglietto verde: l'intervento è stato unilaterale, giustificato con la necessità di contrastare eccessi speculativi che non trovano riscontro nei fondamentali dell'economia. A partire dagli Usa, questa volta i partner del G7 hanno mostrato freddezza durante i contatti esplorativi iniziati dalle autorità giapponesi nei giorni scorsi: l'atmosfera non è quella, tragica per il Giappone, dei giorni del post-terremoto e della crisi nucleare, che invitava alla solidarietà. Oggi le lamentele giapponesi sul cambio delle yen si perdono nella tenpesta finanziaria e valutaria generale. Così Tokyo ha fatto da sè (come fece l'ultima volta nel settembre dell'anno scorso, con un singolo intervento poi rivelatosi tutt'altro che risolutivo)

La Banca del Giappone ha anche accorciato di un giorno la sessione del suo comitato decisonale, per annunciare già oggi un ulteriore alllentamento della politica monetaria già ultra-espansiva: sarà ampliato il programma di acquisto di asset finanziari da 40mila a 50 mila miliardi di yen. Non è chiaro se le due mosse basteranno, visto che sul dollaro aleggia ancora la minaccia di declassamento del debito sovrano americano, mentre i dati sull'occupzione negli Usa attesi per domani potrebbe risultare deludenti.

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