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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2011 alle ore 11:13.
Si fa presto a dire bene-rifugio. In fondo è il leitmotiv di questi giorni tormentati. Borse a picco, con solo qualche rimbalzo sporadico, legato più alle ricoperture tecniche di chi era fortemente orientato al ribasso che a un ritrovato clima di serenità.
E quegli spread sempre più ampi tra il Bund e i titoli dei Paesi periferici dell'Europa meridionale a segnalare voglia di sicurezza. Se si nota è un canovaccio che va in scena quasi sempre immutato da settimane. Se si aggiunge al Bund tedesco l'oro, che continua a strappare al rialzo e rinnova massimi storici giorno dopo giorno e il franco svizzero, anch'esso in continuo apprezzamento sull'euro il quadro è pressoché completato. È la terna perfetta, un trio inossidabile alla crisi dell'Europa e della moneta unica e ora anche a quei primi e quasi impercettibili (per ora) segni di un rallentamento dell'economia americana e della più sostanziosa tenaglia del debito che stringe anche anche laggiù.
Ma quel «fly to quality», come aulicamente lo chiamano i money manager, quella corsa ai beni-rifugio è davvero immune da ogni rischio? Fa dormire per davvero sonni tranquilli?
Qualche perplessità in questo senso è bene averla, per evitare brutte sorprese domani. Un fatto è certo: chi oggi cerca rifugio nella terna perfetta lo paga a prezzo salato, salatissimo. In fondo è la legge, vecchia come il mondo, della domanda e dell'offerta.
Quando la prima supera la seconda i prezzi vanno all'insù. Prendiamo il tanto gettonato titolo tedesco, per antonomasia l'attività finanziaria tra le più solide. Quel Bund decennale ieri si comprava a quota 108 con una cedola del 3,25%; il biennale tedesco vale 101,7 e ha cedola all'1,75%. Si raccoglie ben poco quanto a rendimenti: è il prezzo della sicurezza. E fin qui nessun problema.
Nessuna preoccupazione però, solo a patto che quei titoli della Repubblica tedesca non comincino a scendere. Se accadesse ecco che il porto sicuro, diverrebbe in un attimo fonte di perdite. Si penserà che non è mai accaduto. Ed è qui l'errore. Il titolo di riferimento che fa da benchmark per gli investitori, il decennale prezza in questi giorni poco più di quanto valeva nell'agosto scorso. Nel mezzo c'è stato un lungo calo del prezzo fino a quota 92 toccati nell'aprile 2011.
Un calo secco del 15%. In termini di rendimento un innalzamento di quasi un punto e mezzo a segnalare la caduta di valore. Cosa è accaduto? La pezza messa a suo tempo sull'esplosione della crisi greca aveva (temporaneamente con il senno di poi) tranquillizzato i mercati. Che a quel punto uscirono dai troppo bassi rendimenti offerti dalla solidità tedesca a caccia di ritorni più allettanti.
Nessun passo falso invece negli ultimi tre anni per il franco svizzero che si è costantemente rivalutato sull'euro. Può continuare? Occorre ricordare che lì c'è un problema di volumi, e quindi di peso specifico (basso) della moneta svizzera rispetto alle altre valute. Basta un niente per far cambiare direzione. Dal 2002 al 2008 il franco ha perso di fatto la battaglia con l'euro. Può sempre riaccadere.
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