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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2011 alle ore 09:36.

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Con una punta di acidità, il governo del "gigante asiatico" osserva che il governo di Washington deve ora affrontare seriamente una «dolorosa» realtà: «Sono ormai finiti i bei tempi in cui poteva tirarsi fuori dai guai da lui stesso causati accendendo prestiti a tutto spiano».

Tra l'altro, siccome S&P ha anche espresso un outlook negativo sugli Usa, anticipando che c'è il rischio di un ulteriore declassamento nei prossimi due anni, la Cina dà anche consigli: secondo la Xinhua, a meno che Washington non faccia sostanziali riduzioni a quello che definisce le «gigantesce spese militari e i costi salati del welfare», il downgrade attuale asrà solo un «preludio a più devastanti tagli del giudizio di affidabilità».

E poi l'affondo: «La Cina, il più grande creditore dell'unica superpotenza al mondo, ha tutto il diritto ora di richiedere agli Stati Uniti di affrontare i problemi strutturali del debito e garantire la sicurezza degli asset in dollari della Cina», si legge nel commento in lingua inglese. «Per curare la sua dipendenza dai debiti, gli Stati Uniti devono ristabilire il principio del buon senso, ovvero che non si deve vivere al di sopra dei propri mezzi». L'editoriale prende di mira anche le «miopi» polemiche della politica Usa, dicendo che Washington ha consentito al dibattito elettorale interno di prendere come ostaggio l'economia globale.

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