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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2011 alle ore 08:09.

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LOS ANGELES - Per il Dow Jones la peggior seduta dal 1° dicembre 2008, crollo di oltre il 5% per tutti gli indici, Bank of America al ribasso del 17% (dopo la notizia che il colosso delle assicurazioni American International Group intende citarla in giudizio per le perdite sui mutui), almeno mille miliardi di dollari di capitalizzazione di Borsa andati in fumo nelle ultime due settimane. È stata ieri una giornata da cardiopalma a Wall Street, la prima di contrattazioni dopo lo storico downgrade del debito Usa da parte di Standard and Poor's venerdì sera, dopo la chiusura dei mercati. Il Dow Jones è precipitato di altri punti, un ribasso del 5,55%; il Nasdaq ha perso ancora di più, il 6,90%, per finire al ribasso di 174 punti. La flessione del 6,66% nell'indice S&P 500 ha portato al 9% la perdita cumulativa per le ultime tre sedute, la più ingente dall'autunno del 2008, al culmine della crisi finanziaria.

In fuga disordinata dai mercati azionari, soprattutto dalla finanza e dall'energetica, gli investitori hanno spostato centinaia di miliardi di dollari verso gli investimenti considerati più sicuri: l'oro, il cui prezzo ha sfondato i 1713 dollari all'oncia, e i titoli del Tesoro americano, proprio i titoli che hanno ricevuto il downgrade da Standard and Poor's venerdì. I rendimenti dei Treasuries decennali sono quindi scesi al livello più basso dall'ottobre 2009, al 2,3%, e quelli biennali sono scivolati ai minimi storici (0,23%). La domanda di titoli di stato americani è cresciuta anche dopo il downgrade dato ieri da Standard and Poor's a Fannie Mae e Freddie Mac, due agenzie parastatali che garantiscono mortgage based securities, venduti in massa ieri dagli investitori americani.

Oggi i mercati sperano di ottenere dal governatore della Federal Reserve Ben Bernanke quella dose di fiducia che il presidente Obama non è riuscito a dar loro ieri durante il suo appello alla nazione. Bernanke potrebbe annunciare dopo la riunione del comitato esecutivo della Fed di voler mantenere in portafoglio - anziché vendere gradualmente - una quantità costante di titoli del Tesoro (oggi 2.870 miliardi di dollari) per mantenere alto il livello di liquidità. La Fed potrebbe addirittura annunciare un terzo round di acquisti di titoli (QE3, ovvero quantitative easing numero 3) per elevare ulteriormente il livello di liquidità.

Un nuovo round di monetizzazione del debito potrebbe quindi accelerare il rally del mercato dei Treasuries, preso d'assalto ieri dagli investitori in cerca di rifugio dal rischio. L'aumento dei prezzi dei titoli Usa ha messo ancora una volta alla luce un paradosso forse solo apparente: nonostante l'aperta e provocatoria dichiarazione di sfiducia nella salute dell'economia americana racchiusa nel downgrade di S&P, l'economia americana resta oggi la destinazione più sicura e allo stesso tempo liquida al mondo. Gli investitori sono a corto di alternative: l'oro, o le obbligazioni in titoli svizzeri o canadesi o australiani, offrono un'offerta limitata; la bufera in Europa è ancor più grave che in Usa; i mercati finanziari cinesi non sono sufficientemente sviluppati; l'economia giapponese non cresce, e anzi ieri il ministro delle finanze nipponico Yoshihiko Noda ha definito «attraenti» i titoli Usa.

Il fuggi fuggi dalle azioni è stato giudicato irrazionale da molti osservatori, dato che i mercati avevano ampiamente scontato la minaccia di Standard and Poor's e i problemi di lungo termine del debito americano. Ma l'effetto psicologico del downgrade è stato lo stesso pesante per motivi di timing: la coltellata di S&P è arrivata venerdì dopo una sfilza di dati economici talmente brutti da sollevare la concreta paura di un ritorno della recessione a meno di tre anni dalla fine di quella precedente.

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