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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2011 alle ore 08:04.

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Ma con rendimenti già vicini al 2%, è difficile aspettarsi molto da questo tipo di provvedimenti.

Rimane dunque soprattutto la politica monetaria europea, che potrebbe svolgere un ruolo cruciale per arginare la crisi ed evitare che l'economia mondiale precipiti in recessione. Il crollo di fiducia sui mercati finanziari europei sta portando a una crisi generalizzata di liquidità, che si trasformerà presto in una grave stretta creditizia. Solo la Banca centrale ha gli strumenti per impedire che ciò avvenga e aumentare l'offerta di forme di investimento prive di rischio.

La Bce dovrebbe avere il coraggio di attuare una svolta radicale nella politica monetaria, tornando ad abbassare i tassi d'interesse, e annunciando un programma di sostegno generalizzato ai titoli di Stato dell'area euro. La finzione di sterilizzare gli acquisti dei titoli di Stato dovrebbe inoltre essere abbandonata, in modo da attuare una vera e propria espansione quantitativa, così come ha fatto e sta facendo la Fed. Gli acquisti recenti dei titoli di Stato italiani e spagnoli sono un passo in questa direzione, ma rischiano di essere inutili se sono accompagnati dalla percezione che saranno presto abbandonati e che non vi è una vera svolta nella politica monetaria.

Un'obiezione è che in questo modo la Bce farebbe salire l'inflazione e deprezzare l'euro. Ma non è affatto detto che ciò accadrebbe, quantomeno non in misura rilevante. In ogni crisi di liquidità aumenta la domanda di moneta, e un'espansione monetaria non crea inflazione. Inoltre, oggi un po' d'inflazione aiuterebbe a smaltire il debito, e rappresenta una via d'uscita, non una minaccia. Per la stessa ragione, non è detto che il cambio si svaluterebbe, soprattutto se l'espansione monetaria fosse coordinata a livello mondiale. E comunque, un euro più debole potrebbe solo aiutare la crescita.

Purtroppo è poco probabile che le autorità monetarie europee agiscano in questo modo, o che lo facciano tempestivamente. La Bce è costretta dalla camicia di forza di un mandato inadeguato alle circostanze eccezionali che stiamo attraversando. E buona parte dell'opinione pubblica tedesca non ha capito (o non vuole capire) l'insostenibilità della situazione e l'urgenza di una svolta. Prepariamoci dunque a un autunno ancora peggiore di questa estate turbolenta.

E l'Italia? Una recessione mondiale renderebbe tutto ancora più difficile, perché verrebbe a mancare il sostegno delle esportazioni. Anche le nostre imprese più dinamiche si troverebbero intrappolate tra una domanda mondiale carente e una stretta creditizia incipiente. È sempre più urgente attuare un programma che affronti subito e simultaneamente i due nodi cruciali: crescita e conti pubblici. L'agenda è già stata più volte ricordata da questo giornale, a cominciare da una riforma fiscale che abbassi i contributi sociali compensando la perdita di gettito con un aumento dell'Iva, un'accelerazione della riforma delle pensioni e un programma incisivo di liberalizzazioni. Ogni giorno perso sarà pagato sempre più caro.

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