TOKYO. Effetto annullato: lo yen - bene-rifugio nelle tempeste - è tornato ieri a rafforzarsi sul dollaro arrivando al livello (intorno a quota 77) sul quale giovedì scorso le autorità monetarie giapponesi avevano varato un intervento massiccio sul mercato che era riuscito solo momentaneamente a spingere la valuta sopra la soglia di 80. Così lo yen resta solo di un punto superiore al record storico del 17 marzo scorso, quando Tokyo aveva ottenuto un intervento concertato del G-7.

A parte il plauso degli ambienti industriali esportatori, non è un buon bilancio quello che la Banca centrale può tirare oggi: dopo l'intervento unilaterale (stimato in circa 4.500 miliardi di yen), un ulteriore allentamento della politica monetaria (con l'espansione di 10mila miliardi del programma di acquisto di asset) e la mancata sterilizzazione dell'intervento, si ritrova al punto di prima e con un indice di Borsa franato sotto i 9mila punti (ieri il Nikkei ha ceduto un altro 1,7%, pur riuscendo a contenere perdite arrivate fin quasi al 5%). In più, Tokyo si è beccata l'avvertimento di Moody's secondo cui questo intervento è credit negative in quanto destinato ad essere inefficace, il che lascia presagire un prossimo declassamento.

Il Ministro delle Finanze Yoshihiko Noda - che non è riuscito a ottenere una vera solidarietà dal G-7 ma solo un comunicato piuttosto anodino - ora non può che minacciare altri interventi in solitario, mentre la Banca centrale lascia intendere che potrà varare ancora iniziative di allentamento per supportare l'economia. Noda ha anche lasciato intendere che il Governo studierà nuove misure di stimolo a un'economia che rischia di essere risucchiata in un 'grande tsunami economico', anche al di là del prossimo bilancio addizionale (il terzo e più importante) per finanziare la ricostruzione post-terremoto.

Date le turbolenze sui mercati, infine, Noda ha rinunciato a presentare ieri la sua candidatura alla successione del premier Naoto Kan, in predicato di dimissioni.

©RIPRODUZIONE RISERVATA