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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2011 alle ore 10:25.

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OBBLIGAZIONI
La bufera finanziaria che ha colpito l'Italia e i suoi titoli di Stato ha messo giustamente in apprensione i risparmiatori che storicamente impiegano i propri risparmi in BoT, CcT e BTp, bombardati ogni giorno da notizie sullo spread nei confronti del Bund tedesco. La svendita ha provocato un sensibile calo dei prezzi, che tuttavia non dovrebbe spaventare chi detiene i titoli con l'ottica di lasciarli nel cassetto e di portarli a scadenza. Solo vendendoli adesso sul mercato secondario si correrebbe il rischio di contabilizzare una perdita nel caso si fossero a suo tempo acquistati a un valore più elevato. Il pericolo, per il risparmiatore che non ha velleità di fare del trading, è la dichiarazione di insolvenza da parte dello Stato italiano: in questo caso sarebbero a rischio tanto le cedole semestrali (quando dovute), quanto la restituzione dell'intero capitale a scadenza. Ma la decisione di ieri della Bce di sostenere il nostro Paese acquistandono i titoli sul mercato rende più lontana quest'ipotesi.

AZIONI
Il risparmiatore che si trova con un portafoglio di 10mila euro investito esclusivamente in azioni dovrebbe prima di tutto chiedersi il motivo per cui si è trovato in una situazione così sbilanciata. In ogni caso, liberarsi di società quotate a Piazza Affari agli attuali livelli di prezzo significa molto probabilmente dover sopportare una perdita che può essere anche molto significativa in termini percentuali rispetto al patrimonio esistente. Senza contare che vendere significa perdersi possibili rimbalzi: se proprio non si ha una necessità impellente di liquidare l'investimento è forse più opportuno resistere e puntare a un recupero in un'ottica di medio-lungo periodo.

LIQUIDITA'
Il momento per gettarsi nella mischia non è certo dei migliori: quando la volatilità è così elevata come in questi giorni azzeccare il «timing» giusto è un'impresa e per chi ha a disposizione una quantità limitata di denaro e ogni passo falso potrebbe tradursi in perdite molto salate. Gli strumenti a disposizione per la gestione della liquidità sono del resto numerosi e in questo momento offrono anche rendimenti interessanti: con pronti contro termine e depositi vincolati si può pure arrivare a spuntare un tasso fino al 4% annuo lordo, che non è male se l'obiettivo è parcheggiare il denaro minimizzando i rischi di ogni sorta. Anche chi vuole provare ad assumersi qualche rischio in più farà bene a mantenersi comunque piuttosto abbottonato: titoli di Stato se ne possono acquistare, ma meglio se con scadenza residua (la cosiddetta duration) inferiore ai 2 anni. «Ma destinando loro soltanto fino al 50% del portafoglio», sottolinea Corrado Caironi, investment strategist di R&ca Ricercaefinanza.it.

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