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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2011 alle ore 07:55.
LOS ANGELES. Alla marea di critiche contro Standard and Poor's potrebbe ora aggiungersi addirittura l'accusa di insider trading. Secondo fonti anonime citate dal Financial Times, e fino a ieri sera non confermate, la Securities and Exchange Commission avrebbe chiesto all'agenzia di rating la lista di dipendenti che erano al corrente dell'imminente downgrade prima dell'annuncio ufficiale fatto venerdì scorso.
Per il momento la Sec, l'authority che regola i mercati finanziari e dal 2007 anche le agenzie di valutazione del debito come S&P, non ha notato transazioni sospette; la richiesta dei nomi inoltre non implica necessariamente che un dipendente di Standard and Poor's abbia illegalmente fornito ad altri informazioni riservate che avrebbero consentito di realizzare profitti illeciti. Ma l'inchiesta arroventa la polemica contro S&P, già accusata di avere destabilizzato i mercati internazionali la settimana scorsa con il primo downgrade del debito americano della storia, da AAA a AA+. Anche il Parlamento Usa, infuriato per la controversa decisione, qualche giorno fa ha avviato un'inchiesta su Standard and Poor's.
I sospetti su una possibile soffiata erano iniziati a circolare già la settimana scorsa. Il giorno dell'annuncio del downgrade, venerdì 5 agosto dopo la chiusura dei mercati, le voci su un imminente bocciatura del debito Usa erano iniziate a circolare con insistenza già in mattinata, una circostanza sufficiente a sollevare sospetti. La voce tuttavia potrebbe essere stata messa in circolazione da altre istituzioni, per esempio il ministero del Tesoro che era stato messo al corrente in anticipo.
L'accusa di insider trading in questo caso potrebbe essere oltretutto impossibile da dimostrare perché già in luglio Standard and Poor's aveva chiaramente minacciato il downgrade se il Parlamento non avesse tagliato almeno 4mila miliardi di dollari dai deficit dei prossimi 10 anni; anche senza insider trading molti investitori avevano concluso quindi che il downgrade sarebbe stato inevitabile quando il Parlamento annunciò il 2 agosto scorso tagli per soli 2.400 miliardi.
Ironicamente infine chi, ipoteticamente, avesse effettivamente ricevuto una soffiata sull'imminente downgrade probabilmente potrebbe aver perso un sacco di soldi anziché arricchirsi illecitamente. A rigor di logica infatti il downgrade dei titoli del Tesoro Usa avrebbe dovuto scatenare un'ondata di vendite e farne scendere i prezzi, mentre si è verificato esattamente il contrario. Con le Borse di tutto il mondo nella bufera, la crisi europea in via di peggioramento e nuovi timori di un ritorno della recessione in America, gli investitori sono corsi verso strumenti a basso rischio, e i titoli del tesoro Usa continuano ad essere considerati tra gli investimenti più sicuri al mondo nonostante il rating AA+.
Ieri né la Sec né Standard and Poor's hanno rilasciato commenti sulle rivelazioni di una possibile inchiesta in corso. Ma Standard and Poor's ha voluto far sapere in un comunicato che le sue regole interne vietano ai propri dipendenti di investire o detenere titoli emessi dalle società o dai governi sotto il loro scrutinio. «S&P prende molto seriamente la questione della riservatezza e della segretezza» ha aggiunto.
Se la Securities and Exchange Commission accertasse un episodio di insider trading, Standard and Poor's rischia di perdere la licenza di agenzia per il rating del debito.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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