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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2011 alle ore 07:58.

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Una settimana in balìa delle incertezze, quella che si è appena chiusa a Piazza Affari. Iniziata malissimo, proseguita nella segno della forte volatilità (in realtà mai davvero placata) e conclusasi in positivo, con un balzo del 4%, grazie all'introduzione del divieto allo short selling. Alla fine il bilancio della settimana rimane negativo (-0,8%), ma meno di quanto temuto inizialmente. Soprattutto dopo il lunedì nero che, complice la débacle di Wall Street (dopo il declassamento del rating Usa di Standard& Poor's), aveva fatto crollare tutte le borse mondiali. Il risultato è così migliore di altre borse europee, come Francoforte (-3,8%) e Parigi (-2%).

Ma quali sono i settori e i titoli che hanno tenuto di più a Milano, in questo saliscendi frenetico? E chi invece ha pagato il dazio più ampio? Solo due titoli sono usciti indenni dall'ultimo, terribile, mese di Borsa. Popolare Milano (+1,3%) e Telecom Italia (+0,6%). Proprio la società telefonica ha tenuto a galla il settore tlc, che ha guadagnato l'1,1% nelle ultime cinque sedute, registrando un incremento dell'1,3 per cento nella settimana. Poco a livello assoluto, è vero. Tantissimo se si considera che il settore auto, uno dei peggiori, ha ceduto addirittura un quarto della sua capitalizzazione. Tengono le utilities (+0,03% in settimana) e gli assicurativi che, nonostante le forti vendite della prima settimana di agosto (e il calo del 10,5% nell'ultimo mese) sono riusciti a mantenersi a galla dell'1,9% in settimana. Merito soprattutto delle ottime performance di Generali (+6,3% ieri, +1,8% da inizio settimana), Fonsai (+8,6%; +2%) e Mediolanum (+8%, +0,2%).

A perdere terreno sono stati invece i titoli ciclici. Le flessioni settimanali di Fiat (-6%) e Pirelli (-1,3%) hanno affossato il settore auto e pneumatici, arretrato del 4,4% in settimana. Così come le vendite su colossi come Tenaris (-7,7%) o Prysmian (-3,3%) hanno pesato sul comparto industriale, sceso dell'1,8%. Un calo, quest'ultimo, comunque inferiore a quello della settimana precedente quando, dopo aver pesantemente colpito le banche, gli operatori avevano cercato qualcun'altro da mettere sulla graticola. Un po' perchè i prezzi di alcuni industriali avevano oramai raggiunto massimi relativi, e quindi si era alla ricerca delle prese di beneficio. Un po' perchè a far temere gli investitori, oltre oltre ai possibili rischi sulla tenuta dei debiti sovrani nell'Eurozona, sono i timori di un rallentamento economico su scala globale. Negli ultimi giorni, invece, la morsa è andata allentandosi dando così fiato a un comparto in forte affanno.

Sebbene sempre in difficoltà, in miglioramento appare il comparto bancario, sceso in settimana dello 0,42%. Un contributo è arrivato, almeno in parte, dalla Banca centrale europea. Gli acquisti effettuati da Francoforte sul mercato dei BTp hanno fatto scendere di colpo, a partire da lunedì, il differenziale rispetto ai Bund tedeschi. Dopo i picchi record (anche oltre 410 punti) della settimana precedente, lo spread è tornato ampiamente sotto quota 300 punti base nella seduta di ieri. Una mossa, questa, che ha teoricamente rasserenato il clima attorno ai finanziari, i cui portafogli sono pieni di titoli di Stato. Sia chiaro: le vendite da parte degli operatori sui finanziari non sono certo mancate in settimana, anzi. Anche perché, bloccato il canale delle vendite ribassiste sui BTp, gli investitori dovevano cercare altri fronti per giocare al ribasso. Mentre il calo a un mese del settore rimane comunque ampio, vicino al 15%. Tuttavia due elementi stanno dando fiato al settore e potrebbero spingerlo al rialzo ancora almeno nei prossimi giorni. Da una parte le ricoperture tecniche da parte dei grandi investitori, inevitabili dopo le forti vendite delle sedute precedenti. Dall'altra l'introduzione del divieto temporaneo alle vendite allo scoperto sui titoli finanziari da parte della Consob, come suggerito dall'Esma, l'Authority europea degli enti di vigilanza. Un intervento controverso quanto si vuole ma efficace, almeno nel breve periodo.

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